Crisi di governo: una lunga partita a poker
Fine corsa del Governo Conte 2, quali le alternative in vista?
Il 13 gennaio, la delegazione delle ministre di Iv, si è ritirata dal governo, aprendo una crisi politica al buio del governo Conte.
Una crisi annunciata e preannunciata molte volte, sin dal mese di dicembre, che ha manifestato la sua concretezza, nella decisione di astenersi delle ministre renziane, al Consiglio dei ministri per l’approvazione del Recovery Plan. La motivazione addotta, è stata il rifiuto del governo, di accedere alla linea di credito pandemica del Mes.
Ma tale crisi si è formalizzata con l’annunciata conferenza stampa di Matteo Renzi, nella quale ha formalmente aperto la crisi di governo. Infatti nel corso della conferenza stampa il leader di IV, ha annunciato il ritiro dall’esecutivo delle ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti e del sottosegretario Ivan Scalfarotto.
Le crisi della governance italiana continuano a costellare le varie legislature
Non solo la Pandemia allunga la sua durata sino a data da destinarsi. Ma anche continue e oramai cicliche crisi di governo, appesantiscono la situazione economica. Siamo di continuo in presenza di governi, che nascono già deboli, la cui esistenza è a tempo, destinati inesorabilmente a generare una crisi. Affrontare una crisi economica, partendo da bilanci in passivo e un pesante indebitamento, che diventa nel tempo sempre più ingombrante; essendo l’Italia anche, in una condizione di sudditanza in Europa. Tutto ciò rende molto difficile il compito dei partiti al governo che si alternano inutilmente al comando.
Quanti e quali sono ora i possibili scenari che si affacciano all’orizzonte
a) Conte potrebbe presentarsi, la prossima settimana, in Senato per chiedere la fiducia, togliendosi ogni responsabilità sulla creazione della crisi. Così facendo accetterebbe la “sfida”, lanciata da quello che molti considerano il traditore, essendo l’artefice della nascita del Conte bis, quel Matteo Renzi che ora si dice anche pronto a passare all’opposizione. Ci sarebbe in questo caso un Conte ter con i partiti “responsabili”, che non sarebbe gradito però a Mattarella, il quale ha fatto sapere di non volere una maggioranza “raccogliticcia”.
b) Conte ter con gli stessi partiti. Renzi, infatti in conferenza stampa, non ha chiuso le porte a Conte, quindi in caso di reincarico, potrebbe lanciare nuovi ministri, con incarichi di rilievo per i renziani.
c) Il Premier, terminando gli adempimenti urgenti di governo, si presenti al Quirinale per rassegnare le proprie dimissioni. Una strada che eviterebbe il passaggio parlamentare di verifica, lasciando nelle mani di Mattarella le decisioni del caso.
Nel caso di remissione del mandato nelle mani di Mattarella, le ipotesi più probabili sarebbero:
- un reincarico del presidente in vista di una rinegoziazione del programma e della gestione del Governo. Un Conte ter, che sarebbe contraddistinto anche dalla presenza di due vicepremier, (uno del Pd e uno dei Cinque Stelle) con una nuova maggioranza al cui interno, IV sarebbe sostituita da piccoli pezzi dei partiti e del gruppo misto;
- o un incarico affidato a un nuovo premier (Roberto Gualtieri o Dario Franceschini?) che replicando l’attuale maggioranza recuperi il gruppo di Italia Viva.
d) Un nuovo governo istituzionale, che veda a capo candidati del tipo: Carlo Cottarelli (da tempo gradito a Mattarella), Mario Draghi (che raccoglierebbe il favore sia del PD sia della destra) o Marta Cartabia (ex presidente della corte costituzionale).
e) Un esecutivo ponte, che traghetti l’Italia sino alla primavera 2022, per nuove elezioni dopo la nomina del successore di Mattarella.
f) Elezioni anticipate, ad Aprile\Maggio, ipotesi solo teorica, poiché trova contrari, sia tutti i parlamentari, sia i ministri sottosegretari e la maggioranza dei partiti. Elezioni, che sarebbero anche problematiche, viste le modifiche dei regolamenti mancanti, la nuova legge elettorale non approvata.
Cosa si deciderà nei prossimi giorni
Nel frattempo che vengono svolte le attività di formalizzazione della crisi, i partiti continuano nell’opera, da tempo iniziata, di ricerca di un gruppo di cosiddetti “responsabili”. Servirebbero infatti, almeno 14 dei 29 senatori del gruppo misto, che si dichiarassero pronti a votare, un nuovo governo “Conte ter”. In tal caso non ci sarebbe soluzione di continuità, mancando la remissione del mandato al Capo dello Stato. Il governo resterebbe in carica, con Pd-M5s-Leu senza Italia Viva e con alcuni elementi esterni nella maggioranza.
Ma non è detto che il premier sarà ancora Conte, come vorrebbero buona parte dei suoi ministri. Infatti, sembra che i nuovi partecipanti, denominati “responsabili”, scovati sinora dai manovratori, non siano sufficienti a dotare l’attuale premier, dei numeri necessari a salvarlo. Se così fosse potrebbe subentrare l’ipotesi di un “governo di unità nazionale”, invocato più volte dal presidente ligure Giovanni Toti e ipotizzato anche da Beppe Grillo, che ha condiviso le parole del deputato Marco Trizzino. Un ipotesi alla quale, sembra interessato lo stesso “guastatore Renzi”. L’ex rottamatore infatti ha detto: “Siamo pronti a parlare di tutto con tutti senza ideologie, ma non faremo ribaltoni con forze antieuropeiste”.
Se fosse così quale sarebbe il nuovo premier? Chi farebbe parte della nuova maggioranza?
La forza che certamente rimarrà all’opposizione, che vorrebbe elezioni a tutti i costi, potendo in quel caso triplicare i suoi eletti, è Fratelli d’Italia, La Lega di Salvini, che nuove elezioni, non ha né da perdere né da guadagnare, potrebbe molto probabilmente astenersi. Forza Italia, invece che da nuove elezioni, avrebbe da perdere troppo, farà di tutto per evitare elezioni anticipate. Tutti gli altri potrebbero, richiamandosi al senso dello stato, aderire, anche se alcuni come il M5S nonostante l’appello di Grillo per un “patto tra tutti i partiti”, potrebbe avere un ulteriore perdita di parlamentari.
La rosa dei papabili alla premiership, vede sempre Mario Draghi, ex presidente della Bce, come un’alternativa a Conte, gradita a molti; Marta Cartabia, ex presidente della Corte costituzionale, come figura istituzionale, che sarebbe la prima donna, al vertice di palazzo Chigi; Dario Franceschini, un candidato “moderato” del Pd, gradito anche ad Italia Viva.
Si tratterebbe in questo caso, di un governo necessario a traghettare il Paese nel secondo semestre, quando scatterà il “semestre bianco“, la fine mandato di Mattarella, durante il quale c’è il divieto costituzionale di sciogliere le Camere.
Il rischio di Conte di non aver numeri sufficienti al senato
Alle elezioni si finirebbe, solo se (in mancanza di dimissioni), alla conta in Aula non ci fossero i voti sufficienti (161 in Senato attualmente in carica ci sono 321 senatori ). È anche per evitare il rischio della conta, che nonostante le contrastanti dichiarazioni continue, ancora c’è qualcuno in cerca di una soluzione, di più facile attuazione, da parte degli stessi partiti dell’attuale maggioranza. Su un solo punto nessuno sembra aver dubbi, non si andrà verso elezioni, che sono solo usate come minaccia per convincere i riottosi ad accettare qualsiasi soluzione utile a restare in parlamento.
Post scriptum
Per salvare il Conte bis basterà che i Sì battano i No“. Perché dalla scorsa legislatura, i voti di astensione, non vengono più sommati ai contrari. Quindi contando solo i Sì e i No, il governo non sembra più essere in bilico.
I rumors sulle trattative in corso per il rimpasto
Nessuna fretta sembra avere Conte, nel formalizzare la crisi. Anzi a palazzo Chigi, si lavora per poter guadagnare tempo, per poter prima approvare la richiesta di nuovo scostamento di bilancio, indispensabile per il varo del quinto decreto Ristori da circa 24 miliardi. Ma tempo utile pure a trovare una soluzione che possa soddisfare tutti i necessari contendenti.
Nuovi ministeri, un patto di legislatura fatto di pochi punti, forse anche promesse di riforma del Titolo V e del bicameralismo perfetto. Compensazioni adeguate per gli altri partiti partecipanti, come una poltrona di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, per il mediatore Goffredo Bettini, al posto del pentastellato Riccardo Fraccaro. Una delega ai Servizi segreti, ceduta dal premier, al senatore M5S Mario Turco, che è già a Palazzo Chigi con delega al Dipartimento della programmazione economica e degli investimenti pubblici.
Su chi conta il premier Conte?
Il messaggio ripetuto è: “I partiti del governo devono lavorare insieme negli interessi del paese fare delle proposte e poi portarle in parlamento”.
Leggiamo in proposito sui giornali, che gli alleati di Conte, su cui potrebbe fare affidamento, sono variegati. Partendo da una fetta consistente del M5S con il reggente Vito Crimi, i ministri Stefano Patuanelli e Federico D’Incà, ed anche diversi ex grillini, attualmente nel misto o gruppi parlamentari di sinistra che potrebbero rientrare nel nuovo gruppo di cui si vocifera sotto l’egida del Maie. Così come l’ex azzurro Raffaele Fantetti, fondatore di Italia23, al cui si aggiunge la già annunciata dalla moglie di Clemente Mastella, Sandra Lonardo e quella quasi ammessa dalla senatrice Udc Paola Bonetti.
Movimento CittadiniNelCuore
Allegati
Precedente maggioranza: M5S 92 senatori; PD 35 senatori; ITALIA VIVA 18 senatori; LEU 5 senatori, AUTONOMIE 6 senatori e MAIE 4 senatori.
Forza Italia Berlusconi Presidente-UDC | 54 |
Fratelli d’Italia | 19 |
Italia Viva – P.S.I. | 18 |
Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d’Azione | 63 |
MoVimento 5 Stelle | 92 |
Partito Democratico | 35 |
Per le Autonomie (SVP-PATT, UV) | 9 |
Misto | 29 |
Senatori a vita non appartenenti a gruppi | 2 |
Totale | 321 |