Vaccini e monoclonali dovrebbero viaggiare insieme
Anticorpi monoclonali necessari in attesa dell’effetto vaccino?
Pur dovendo ammettere che utilizzare un vaccino, è una modo ragionevole per combattere la pandemia causata dal Covid-19, siamo convinti che da solo non basta. I molti vaccini che sono nel ciclo di sperimentazione, alcuni dei quali sono in corso di somministrazione, grazie ad una “autorizzazione all’uso di emergenza” come per i vaccini Moderna e Pfizer. Ma anche se le autorità preposte, hanno accelerato consentendone l’uso anticipato, le più ottimistiche stime indicano che, i primi significativi effetti, potrebbero vedersi non prima del prossimo autunno.
La notizia di una disponibilità in tempi brevi dei vaccini antiCovid ha suscitato un acceso dibattito sul loro utilizzo.
Pur essendovi una grossa fetta di Italiani, che vede come unica soluzione possibile alla pandemia, far vaccinare tutti non appena possibile, noi pensiamo, pur non essendo negazionisti, che la sperimentazione sui primi due vaccini autorizzati, sia stata troppo affrettata e non abbia rispettato i soliti canoni di sicurezza previsti e utilizzati nel passato.
Facciamo fatica a capire quali siano le motivazioni, che hanno fatto accelerare le autorizzazioni dei vaccini, mentre rallentano la concessione delle autorizzazioni per i monoclonali. Perché visto che già esistono farmaci potenti e mirati, come gli anticorpi monoclonali (due di questi già approvati negli Stati Uniti). “Gli anticorpi monoclonali – dichiarano il farmacologo Carlo Centemeri, della Giovanni Lorenzini Medical Foundation MI-NY, e il virologo Francesco Broccolo, dell’Università di Milano Bicocca – sono oggi una potentissima componente dell’arsenale, per trattare i pazienti infetti e sintomatici”. E continuano dicendo che vanno somministrati “subito dopo aver contratto il virus, riducendo in modo importante il rischio di ospedalizzazione o, laddove invece il paziente si trovasse già ricoverato, di stabilizzarne la condizione, intervenendo sulla sindrome indotta da coronavirus”.
Ma esattamente cosa sono i “monoclonali”
Si parla di almeno quattro farmaci di questo tipo allo studio, e di due già approvati. Entrambi hanno ottenuto la concessione per l’uso in emergenza dall’ente americano per il controllo sui farmaci, la Food and Drug Administration (FDA). Sono:
- il bamlanivimab, realizzato dall’azienda biotech canadese AbCellera, in collaborazione col gruppo statunitense Eli Lilly e approvato in Stati Uniti, Canada, Israele ed Ungheria,
- il cocktail prodotto dalla società americana Regeneron,
Entrambi questi prodotti, dicono gli esperti, potrebbero essere approvati da subito in Italia, dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA).
Sembra pure che l’Aifa potrebbe decidere immediatamente, infatti osservano gli esperti: “secondo la legge 648 del 1996, può erogare un nuovo farmaco, a carico del Servizio Sanitario Nazionale, previo parere della sua Commissione Tecnico-Scientifica, quando, come nella situazione pandemica attuale, non esiste un’alternativa terapeutica valida”.
In secondo luogo, “grazie al D.M. del 7 settembre 2017, è anche previsto il ricorso al cosiddetto “uso compassionevole”, per un farmaco sottoposto a sperimentazione clinica, al di fuori della sperimentazione stessa, in pazienti affetti da malattie gravi o rare o che si trovino in pericolo di vita, quando, a giudizio del medico, non vi siano ulteriori valide alternative terapeutiche”.
Cosa ne pensano la stampa estera e i due esperti
I dati pubblicati su New England Journal of Medicine, indicano che il bamlanivimab, se somministrato all’insorgenza dei sintomi di Covid-19, su pazienti ad alto rischio, riduce il rischio di ricoveri ospedalieri. Quanto al cocktail di Regeneron, basato sugli anticorpi casirivimab e imdevimab, i dati indicano che è in grado di ridurre la carica virale, in modo significativo.
Sono invece ancora in fase di sperimentazione clinica:
- la combinazione AZD7442 di AstraZeneca, che si è dimostrata efficace nell’impedire a chi è stato esposto al coronavirus di sviluppare Covid-19;
- il VIR-7831 di Vir Biotechnology e GlaxoSmithKline, per il trattamento iniziale dei pazienti ad elevato rischio di ospedalizzazione;
- l’anticorpo monoclonale anakinra dell’azienda svedese Sobi, teso a bloccare in modo consistente la cosiddetta tempesta di citochine tipica della malattia;
- la sperimentazione clinica (appena iniziata) dell’anticorpo monoclonale della Fondazione Toscana Life Sciences ed Istituto Spallanzani.
Ma vediamo cosa ne pensa il Prof. Roberto Accolla, direttore dei Laboratori di Patologia Generale e Immunologia dell’Università degli Studi dell’Insubria
Vediamo le differenze e l’utilizzo
Ecco cosa li distingue:
- i vaccini sono presidi medici PREVENTIVI, che vengono somministrati ai sani .
- i monoclonali sono dei farmaci e dei presidi TERAPEUTICI, che vengono dati ai malati.
La differenza è facilmente intuibile è chiaramente sostanziale, vediamo in dettaglio come funzionano.
Premesso che attualmente, per gli approcci terapeutici contrastanti il Covid-19, esistono due tipologie di anticorpi monoclonali. Accertato che, essendo entrambe le tipologie, state autorizzate soltanto come farmaci sperimentali, non sono dispensabili dai sistemi sanitari nazionali su base generalizzata. Rilevato invece che, il loro uso è stato autorizzato senza limitazioni, per patologie di tipo infiammatorio cronico e autoimmuni come l’artrite reumatoide. Non comprendiamo perché, non siano stati autorizzati almeno come farmaci sperimentali, nella cura del Covid-19.
Vediamo nel dettaglio le due tipologie e il loro stato di sviluppo
La prima tipologia è quella dei Monoclonali Anti-Virali (MAV). Si tratta di anticorpi, diretti contro la proteina spike del virus, quella che viene utilizzata dal virus, per attaccarsi alle cellule ed entrare dentro di esse. Parliamo dei due anticorpi, prodotti dalla ditta Regeneron, usati per trattare Trump (casarivimab e imdevimab), e un MAV prodotto dalla Eli Lilly (bamlanivimab).
Tali medicinali sono stati usati anche (in trial clinici), su pazienti con sintomi lievi o moderati, ma non nei pazienti con sintomi gravi. Ne è risultato che il loro effetto, sembra, essere positivo nel non fare progredire l’infezione, verso stadi gravi.
La seconda tipologia di MAV, (alcuni MAV in questo gruppo sono già autorizzati da autorità regolatorie, per patologie di tipo infiammatorio cronico e autoimmuni come l’artrite reumatoide). Questa tipologia ha come specifico bersaglio, le molecole (citochine e loro recettori), prodotte dall’individuo come risposta all’infezione virale. Tali molecole scatenano, una reazione infiammatoria grave, che causa un importante insufficienza respiratoria e la fibrosi.
Risulta che tali anticorpi, sono stati provati in particolare contro la citochina IL-6 (siltuximab) e il suo recettore IL-6R (sarilumab, tocilizumab). I risultati però non sono stati considerati “sufficienti” poiché, anche se in alcuni casi sembrano funzionare, nel ridurre la patologia respiratoria grave, in altri casi purtroppo molto meno. Quindi hanno deciso, che occorrono studi più diffusi, controllati e analizzati per migliorare la sua capacità d’azione.
Dunque Vaccini o Monoclonali? Oppure più logico usarli tutti e due subito?
I dubbi sulla capacità del vaccino di risolvere la pandemia, vertono, tra l’altro, sul loro possibile utilizzo su tutti. In particolare sui minori e sulle categorie a rischio, come le persone con malattie polmonari rare (come la fibrosi), che potrebbero correre addirittura rischi maggiori, se avessero una reazione al vaccino.
Ma la maggior parte degli esperti, sembra essere orientata a ritenere sicuro qualunque vaccino, quando uno dei tanti organi preposti, lo autorizza. Ad esempio la somministrazione del vaccino in gravidanza e allattamento, dimostra la differenza sostanziale di indicazioni. Troviamo infatti chi, in assenza di dati di sicurezza ed efficacia, per questo specifico target di popolazione, non ritiene sia il caso. Questo come altre valutazioni, sono oggetto di dibattito a livello nazionale e internazionale. Le indicazioni più diffuse attualmente, prevedono per le donne in gravidanza, una valutazione individuale del profilo rischio/beneficio, facilitata da un colloquio informativo con i professionisti sanitari.
Trasmissibilità del virus da vaccinati
Anche sulla impossibilità di trasmissione del virus, da parte dei vaccinati non tutti gli esperti sono rassicuranti. Proprio in questi giorni, Il direttore di Reithera ammette: “Non possiamo escludere che un vaccinato possa trasmettere il virus”
“A dire il vero sulla trasmissione del virus in soggetti che hanno neutralizzato il virus e bloccato la malattia non abbiamo certezze. Escludere a livello scientifico che ci possa essere un minimo di carica virale che risieda nelle muscose nasali dopo la vaccinazione a oggi non è possibile“. “Escludere completamente a livello scientifico che ci possa essere un minimo di carica virale che risieda nelle muscose nasali dopo la vaccinazione a oggi non è possibile. Ma è chiaro anche che se la carica è così bassa, la trasmissione viene meno” dice al Fatto Quotidiano, Soriano.
Così Marco Soriani, Project director di Reithera che sta lavorando a un vaccino tutto italiano. “Noi abbiamo accelerato sulla burocrazia, sul recruiting, nella condivisione dei dati, nella collaborazioni ma possiamo dire che in termini di qualità e quindi di sicurezza non c’è stata nessuna accelerazione“.
“Rispetto alla fase 1, valuteremo sulla popolazione non soltanto la capacità di risposta al vaccino, cosa che abbiamo evidenziato in maniera molto positiva durante la sperimentazione, ma anche la capacità di ridurre l’incidenza della malattia” conclude Soriani.
Movimento CittadiniNelCuore
Allegati:
Coronavirus (COVID-19)
- Indicazioni date da info vac (Svizzera) –
COVID-19 è una malattia causata dal nuovo coronavirus SARS-CoV-2.
Il nuovo coronavirus può causare sintomi molto differenti. Quelli più frequenti sono :
- sintomi di una malattia acuta delle vie respiratorie (mal di gola, tosse perlopiù secca, affanno, dolori al petto);
- febbre;
- perdita improvvisa dell’olfatto e/o del gusto.
Possono inoltre comparire i seguenti sintomi :
- mal di testa;
- malessere, debolezza generale;
- dolori muscolari;
- raffreddore;
- sintomi gastrointestinali (nausea, vomito, diarrea, mal di pancia);
- eruzioni cutanee.
I sintomi di malattia possono variare sensibilmente ed essere anche lievi. Possono però presentarsi complicazioni, come una polmonite.
Se presentate sintomi di malattia che vi preoccupano, contattate il vostro medico. Per maggiori informazioni consultate la sezione Disturbi di salute generali. Se avvertite uno o più sintomi frequenti, è possibile che vi siate ammalati del nuovo coronavirus. Leggete le istruzioni alla pagina Isolamento e quarantena e seguitele sistematicamente.
Il COVID-19 è benigno nella maggior parte dei soggetti giovani e sani. Ma a volte può essere grave, o può richiedere molto tempo, o può lasciare postumi (perdita del gusto e/o dell’olfatto) anche in chi non appartiene a un gruppo a rischio.
Mentre l’influenza stagionale provoca circa un migliaio di ricoveri all’anno, dal febbraio 2020 la Covid-19 ha richiesto il ricovero di oltre 18’000 persone (a fine dicembre 2020).
Grado di protezione del vaccino contro la COVID-19
Secondo i dati dell’Istituto svizzero per gli agenti terapeutici, la protezione vaccinale è superiore al 90% sette giorni dopo la seconda vaccinazione. Si tratta della prima omologazione al mondo con procedura ordinaria. Non è ancora possibile farsi un’idea della durata della protezione di questi vaccini. Infatti, è possibile che l’efficacia dei vaccini messaggeri contro l’RNA possa rimanere molto elevata (95%) per anni, o possa diminuire dopo 3-4 mesi e poi stabilizzarsi, o possa diminuire continuamente. Non si può quindi ancora escludere che la vaccinazione periodica (annuale?) sia necessaria per le persone a rischio, come nel caso dell’influenza.
Cosa succederà se il virus muta, dato che i vaccini che si prevedono di utilizzare in Svizzera si basano tutti sulla proteina superficiale (“Spike”) del virus, che può essere modificata…?
Le mutazioni nella sequenza proteica Spike si verificano costantemente, ma non modificano fondamentalmente le caratteristiche del virus. Se questo dovesse accadere un giorno – al punto da rendere inefficaci i vaccini basati sulla sequenza attuale – i vaccini dovrebbero essere adattati, per esempio semplicemente cambiando la molecola dell’RNA messaggero in modo che codifichi la proteina mutata. Questo adattamento sarebbe molto più facile da realizzare rispetto ai cambiamenti necessari per adattare i vaccini antinfluenzali ogni anno. Al momento, non c’è ragione di credere che i vaccini a RNA messaggero siano meno efficaci contro la variante più contagiosa del nuovo coronavirus in circolazione in Gran Bretagna (tra l’altro esistono già migliaia di varianti del SARS-CoV-2). I vaccini stimolano efficacemente gli anticorpi e l’immunità cellulare, indipendentemente dai piccoli cambiamenti presenti qui e là nel virus. Se necessario, i vaccini a RNA messaggero possono essere rapidamente adattati alle nuove varianti del virus in circolazione.
Quante persone dovrebbero essere vaccinate in Svizzera affinché l’effetto protettivo dell’immunità di gregge sia sufficiente ?
Lo scopo principale della vaccinazione in Svizzera non è quello di eliminare il virus della SARS-CoV-2 (come nella poliomielite o nel morbillo), ma di proteggere le persone ad alto rischio di complicazioni. L’obiettivo è quindi quello di raggiungere un elevato tasso di vaccinazione 1) tra gli anziani o le persone con fattori di rischio predisponenti a forme gravi di COVID-19 (diabete, ipertensione, ecc.) – e 2) tra i loro parenti, sia privatamente che professionalmente. Quando i vaccini saranno disponibili a sufficienza, portranno essere vaccinati anche adulti sani che desiderano evitare il COVID-19. Tuttavia, non c’è bisogno di motivare coloro che non vogliono essere vaccinati, o non ancora.
È possibile farsi un’idea (per quanto vaga) della durata della protezione di questi vaccini ?
Non ancora. Infatti, è possibile che l’efficacia dei vaccini messaggeri contro l’RNA possa rimanere molto elevata (95%) per anni, o possa diminuire dopo 3-4 mesi e poi stabilizzarsi, o possa diminuire continuamente. Non si può quindi ancora escludere che la vaccinazione periodica (annuale?) sia necessaria per le persone a rischio, come nel caso dell’influenza.
Durability of Responses after SARS-CoV-2 mRNA-1273 Vaccination (New England Journal of Medicine, 4.12.2020)
Effetti collaterali noti dei vaccini contro la COVID-19
In 2 persone su 3 di età superiore ai 55 anni, la puntura provoca un dolore da lieve a moderato. Circa 1 persona su 20 sviluppa anche un arrossamento e/o prurito transitori.
Nei giorni successivi alla vaccinazione, alcuni effetti collaterali possono manifestarsi e scomparire, nella maggior parte dei casi, nel giro di pochi giorni. Questi includono sensazioni di stanchezza (in circa la metà delle persone vaccinate), mal di testa (in circa 2 persone su 5), brividi, dolori muscolari o articolari (in circa 1 persona su 5). 1 persona su 10, circa, sviluppa una febbre transitoria e 1 su 12 sviluppa diarrea.
(Osservazioni effettuate su 8.000 persone di età superiore ai 55 anni, durante gli studi clinici di fase 3 del vaccino Pfizer/BioNTech)
I dettagli sulla frequenza e la gravità degli effetti collaterali osservati tra i 43.000 partecipanti alla sperimentazione con il vaccino Pfizer/BioNTech di fase 3 sono riportati a pagina 35 e 36 (per persone di età compresa tra i 18 e i 55 anni) e a pagina 37 del presente documento.
Gli studi non sono stati in grado di identificare eventuali effetti collaterali rari o quelli che si verificherebbero dopo 3 mesi. I risultati ottenuti finora evidenziano però che i rischi della malattia da nuovo coronavirus sono nettamente superiori a quelli del vaccino.
Tra i 43.000 partecipanti alla sperimentazione clinica di fase 3, nessun effetto collaterale grave è stato osservato più frequentemente in coloro che hanno ricevuto il vaccino rispetto a coloro che hanno ricevuto il placebo.
L’incidenza delle allergie gravi è di circa 1 ogni 100.000. Se volete essere protetti contro la COVID-19 ma avete avuto una grave reazione allergica (anafilassi) in passato, parlate con il vostro medico per sapere in quali condizioni potreste essere vaccinati.
Monitoraggio della sicurezza dei vaccini anti-COVID-19. Swissmedic chiede a tutti i soggetti coinvolti nella campagna di vaccinazione e agli altri operatori sanitari una collaborazione diretta nel monitoraggio dei vaccini, in modo da poter individuare tempestivamente eventuali problemi di sicurezza e adottare le opportune contromisure.
Gli effetti collaterali osservati con i candidati al vaccino in fase avanzata sono diversi da quelli osservati con i vaccini standard ?
No. Gli effetti collaterali infiammatori sono gli stessi sia che si tratti di effetti locali (dolore/rossore nel punto di iniezione) sia che si tratti di effetti generali (febbre, stanchezza, mal di testa, dolori, ecc.). La loro durata è la stessa (1-3 giorni in media). La loro frequenza dipende dalla forza della reazione del sistema immunitario, cioè dal vaccino, ma anche dall’età, dallo stato di salute, ecc. In questa fase non sono ancora stati identificati gravi effetti collaterali (allergie, malattie autoimmuni causate da vaccinazioni, ecc. Ma il follow-up non è finito, poiché è necessario un follow-up di 6 mesi.
Quante persone hanno ricevuto/riceveranno questi vaccini nella fase 3 degli studi clinici ?
La metà dei volontari che partecipano agli studi clinici della fase 3 (perché l’altra metà riceve un placebo): circa 15.000 volontari per il vaccino Pfizer (RNA messaggero); circa 14.000 per il vaccino Moderna (RNA messaggero); e circa 20.000 volontari per il vaccino AstraZeneca (ma in diversi studi con risultati diversi che devono ancora essere analizzati).
Considerazioni della FEDERAZIONE ITALIANA IPF E MALATTIE POLMONARI RARE
Le eventuali “reazioni alla vaccinazione”, per quanto è dato sapere dalla conclusione della sperimentazione in atto, sono i soliti. Tra questi vanno distinti tre eventi:
1. Reazioni infiammatorie locali nel sito di somministrazione del vaccino, quali rossore, gonfiore, indolenzimento. Va assolutamente sottolineato che, a differenza delle convinzioni comuni, questi effetti son in gran parte dovuti alla attivazione del sistema immunitario e quindi alla manifestazione del suo funzionamento. Entro i limiti contenuti che si riscontrano in circa il 10-20% degli individui, questi effetti sono quindi lo specchio del buon funzionamento della vaccinazione.
2. Reazioni più generali, quali nausea, febbre, dolori muscolari, emicranie. Tali effetti vanno anch’essi correlati a stati più diffusi di infiammazione transitoria, che recedono nel giro di 24-48 ore e facilmente controllabili con semplici antipiretici (aspirina, paracetamolo). Sono percepiti nel 2-5% dei vaccinati.
3. Reazioni serie di manifestazioni allergiche generalizzate, fino allo shock anafilattico, non dovute al principio attivo del vaccino ma ai suoi eccipienti. Tali reazioni molto rare, non sono specifiche quindi del vaccino anti-SARS-Cov-2 in questione, ma comuni a tutti i vaccini. Il medico che somministra la vaccinazione DEVE assolutamente chiedere al vaccinando se precedentemente ha avuto episodi di allergie o ipersensibilità a vaccinazioni, questo allo scopo di prevenire eventi di shock anafilattico, che vanno immediatamente trattati. Ecco perché è suggerito di rimanere sotto osservazione per almeno 20 minuti dopo la vaccinazione.
Fonti: Fimarp (FEDERAZIONE ITALIANA IPF E MALATTIE POLMONARI RARE); info vac (Svizzera); Fatto Quotidiano