Ma Draghi è il Primo Ministro giusto per i cittadini?
Dando l’incarico a Draghi non è stato messo il carro davanti ai buoi?
Nel dare l’incarico, il Presidente della Repubblica, non vi sembra che abbia rovesciato la prassi, saltando il giro consultazioni, prima di dare il pieno mandato? A noi sembra che Mattarella (forse per forzare la mano ai partiti), abbia messo il carro davanti ai “grossi animali” ( i partiti). Sembra dunque che “i partiti”, si potrebbero trovare in grossa difficoltà nel far avanzare il carro, con il contenuto necessario e che potrebbero trovarsi costretti a svuotarlo o a restare bloccati.
Il rischio paventato è che il risultato, così facendo, potrebbe essere quello di perdere non solo tempo, ma di generare una ulteriore spaccatura delle già traballanti unità, sia del centro destra sia dell’aggregazione di centro sinistra che del M5S.
Saltare il naturale giro di consultazioni, per ricercare possibili maggioranze, o quantomeno di preferenze alternative al Conte ter, può sembrare un errore voluto. Evitare di affidare un ulteriore mandato esplorativo, per controllare sia le possibilità di Draghi sia se non ci fosse una alternativa, non è stato un errore?
“La politica deve gestire le complessità, analizzando i problemi in modo da superare l’approccio settoriale. Soprattutto agendo in modo trasparente e verificabile, comunicando in modo chiaro ed esaustivo e adottando decisioni al giusto livello” (dal testo della mozione generale approvata dal Primo Congresso Nazionale del Partito Pirata al Congresso)
La questione della trasparenza resta per noi uno degli aspetti fondamentali. Ci domandiamo, infatti, se l’arrivo di Draghi non fosse già stato preventivato (se ne parlava da mesi), insieme allo “scacco matto” a Conte da parte di Renzi. Così come se il mandato esplorativo, affidato a Fico, non fosse altro che una sceneggiata, atta a giustificare la chiamata immediata di Draghi.
Il dubbio che ci martella è se: non si stia andando verso la formazione di un governo, che sia si a “guida forte”, ma pilotato dalla struttura europea. Il tutto con il placet del Sistema bancario europeo (afme), con lo scopo primario del completamento dell’Unione dei mercati dei capitali privati europei.
Richiamiamo al riguardo quanto scritto da Claudio Magris, su “Utopia e disincanto”, 1999:
Ma Don Chisciotte, da solo, sarebbe penoso e pericoloso, come lo è l’utopia quando violenta la realtà, credendo che la meta lontana sia già raggiunta, scambiando il sogno per la realtà e imponendolo con brutalità agli altri, come le utopie politiche totalitarie.
Siamo convinti che un uomo forte con un passato nelle banche italiane e europee sia quello idoneo? Serve d’invertire il trend delle disuguaglianze, che si sta allargando, anche durante la pandemia?
E’ secondo voi l’uomo giusto per imboccare la strada, per far tornare tutti gli abitanti, uguali davanti la giustizia?
Saprà lottare per evitare che potenti e ricchi continuino ad abusare della propria posizione di potere per sottomettere e sfruttare i deboli e i poveri?
Vorrà fare in modo che nella società ci siano solo disoccupati temporanei, evitando che si creino emarginati?
Per restare nella espressione figurata del carro: è Draghi il cavallo in grado di trainare il carro pieno dei nostri problemi e di cose da risolvere?
Il dubbio che emerge, leggendo il passato del Primo Ministro incaricato, è che sia un “cavallo” specializzato a trainare un particolare grosso carro. Un carro al cui interno ritroviamo, quasi tutti problemi e cose da risolvere, che non riguardano la maggioranza dei cittadini e dei piccoli imprenditori, che oggi si trovano nella disperazione.
Mattarella ha spinto tutti i partiti ad accettare un “Drago”, per trasportare un carro il cui contenuto sarà deciso dall’ex capo BCE, in un viaggio denominato salva-stato. Il tutto senza prima valutare se quel “bel cavallo-drago” scelto per trainarlo, vorrà poi portarlo alla meta. Noi Cittadini pensiamo che prima di portarlo alla meta, Il nuovo Primo Ministro, metterà nel carro soprattutto tutt’altro che, quello che ci necessita. La necessità attuale è prima di fissare i temi del contenuto del carro, scegliere chi dovrà trasportarlo “puntando lo sguardo ad un cavallo della razza giusta” che si dichiari disposto e capace a portarlo alla meta.
Solo quando ci saremo assicurati che il cavallo sia idoneo, potremo preoccuparci del carro, caricandoci i fardelli più urgenti. Se come a noi Cittadini sembra la scelta fatta, sarà confermata, il cavallo-drago o trasporterà un carro con contenuto diverso da quello a noi necessario, o farà fatica a condurlo la dove serve e probabilmente non arriverà mai a destinazione.
Solo dopo che la nostra comprensione sarà aumentata, se lo riterremo ancora utile, sarà il caso di entrare in azione, mettendo mano al carro.
Movimento CittadiniNelCuore
Allegati:
Da: Qual è la vera eredità di Mario Draghi alla Bce.
Draghi arrivò pertanto con l’incarico, quasi naturale, di provare a riorganizzare la Bce, per affrontare una crisi senza precedenti, che avrebbe messo in discussione l’esistenza stessa dell’euro. Un compito, da far tremare le vene e i polsi, ma che Draghi ha sapientemente svolto in due fasi: prima acquisizione dell’autorevolezza necessaria e poi azione. per arrivare poi a scardinare l’impostazione tradizionale mediante una serie di misure non convenzionali. che raggiunsero l’acme con la partenza del primo vero piano di Quantitative easing del 2015.
Il piano, però, fu preceduto dal celebre whatever it takes del luglio 2012. un’affermazione dal peso specifico molto forte se si considera che fu pronunciata al di fuori di un incontro di politica monetaria ufficiale. In questo modo Draghi si era di fatto assunto in pieno la responsabilità delle manovre che avrebbe poi di volta in volta messo in essere, sapendo già di dover scontrarsi con il no tedesco. La prima della serie fu l’annuncio del piano OMT nel 2012 che tuttora è rimasto solo un enunciato. ma è servito a creare quel clima appunto di autorevolezza che ha consentito poi a “Mario” di riuscire a mettere in atto misure concrete.
Draghi, infatti, si limitò a far sapere ai mercati che se davvero avessero insistito a calcare la mano contro alcuni stati, sotto specifiche condizioni. la BCE sarebbe scesa in campo direttamente acquistando titoli con scadenza fino a tre anni di quel paese sul mercato secondario. Il piano in realtà fino ad oggi non è mai stato attuato ma servì molto a iniziare un processo di crescita dell’autorevolezza del governatore. tale da trasformarlo da Mario in super Mario e dargli così lo slancio per il citato QE del 2015.
Da: Cos’è questa storia di Draghi e del Britannia
“Draghi è quello del Britannia, quello delle privatizzazioni con cui abbiamo svenduto il paese. Ma ora vedremo le carte, si gioca a carte scoperte”. Non solo: in alcune chat complottiste su Telegram e Whatsapp rimbalzava questo estratto di una dichiarazione a Uno Mattina. l’allora senatore a vita e già presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che di Draghi diceva: “Un vile affarista. Non si può nominare premier chi è stato assunto dalla Goldman Sachs. E male feci io ad appoggiarne la candidatura a Silvio Berlusconi. È il liquidatore, dopo la crociera sul Britannia, dell’industria italiana. Ora svenderebbe quel che rimane: Finmeccanica ed Eni”. Ma cos’è questa storia di Draghi e del Britannia?
Tutto parte dal 1992, ma prima bisogna fare un passo indietro. Dopo la conclusione del suo incarico come direttore esecuttivo della Banca Mondiale, nel 1991 Draghi diventò direttore generale del ministero del Tesoro, chiamato a quel posto dall’allora ministro del Tesoro del settimo governo Andreotti Guido Carli. A suggerire il suo nome fu Carlo Azeglio Ciampi, allora governatore di Bankitalia e qualche anno dopo presidente del consiglio di un governo tecnico, come si appresta a diventare oggi proprio SuperMario. Nel 1992, mentre le finanze italiane versano in condizioni drammatiche (e di lì a poco il presidente del Consiglio Giuliano Amato decretò il famigerato prelievo sui conti correnti: la famosa patrimoniale del 6 per mille), si decide di dare il via per fare cassa a un piano di privatizzazioni delle società partecipate dallo Stato. Prima dell’inizio della stagione delle privatizzazioni, il 2 giugno Draghi si recò sul panfilo della regina d’Inghilterra Elisabetta II HMY Britannia. per incontrare alti rappresentanti della comunità finanziaria internazionale. Di qui l’accusa: Draghi si accordò con la finanza internazionale per svendere l’Italia.