Governo Draghi rende la Repubblica presidenziale!
Una Repubblica presidenziale, che attraverso la Banca centrale europea e il supporto del Recovery found, ci rende causa l’alto debito dipendenti dall’UE
Ci domandiamo se l’Italia sta diventando, in termini di Costituzione materiale, una Repubblica presidenziale?
Sergio Mattarella nel farsi carico, delle profonde e insanabili criticità, del sistema politico italiano si è assunto una grave responsabilità. Nel pur nobile intento di svolgere la sua funzione di rappresentare l’unità nazionale (secondo quanto previsto dall’articolo 87 della Costituzione), ha scelto di dare l’incarico a Draghi, facendo nascere in Italia (dopo 10 anni) un ulteriore governo del Presidente.
Ma l’esistenza di una condizione di emergenza, da lui utilizzata per la nomina di Draghi, era veramente improcrastinabile e tale da imporgli una simile grave, assunzione di responsabilità?
Infatti tale passaggio (quale la nascita del governo del Presidente), ha segnato l’istituzione di una nuova gerarchia politico-istituzionale; la quale ridimensiona ulteriormente un Parlamento già limitato ne suo ruolo, svuotandolo completamente della sua fondamentale funzione. Una soluzione quella adottata che non sembra essere stata prevista dai padri costituenti.
Purtroppo quello che, tale scelta avrebbe comportato, non è stato, alla maggioranza dei Cittadini, chiaro da subito. Quanto sta accadendo infatti, si va materializzando solo man mano che i “decreti Draghi”, sono stati emanati e compresi da chi si interessa del corso politico. E’ infatti dalla fine di maggio, che la drammaticità di quanto sta avvenendo, è venuta nella sua interezza alla luce.
E’ con le ultime leggi e il conseguente atteggiamento di tutti i partiti, che denuncia la totale e definitiva crisi della politica, che sembra venir sancita la nascita di una nuova “Repubblica presidenziale Mattarella”.
Una strada quella imboccata dai partiti, che ha giustificato la “necessità” dell’intervento del presidente della Repubblica.
Siamo ormai di fronte ad un insieme di partiti, che sembrano interessati soltanto a non perdere peso nei sondaggi. Partiti ormai sensibili solo alle reazioni degli elettori, cittadini che non sanno più a chi credere, rappresentanti eletti che mettono in campo una politica scorretta, bugiarda che non vuole ammettere la propria sconfitta.
Sono proprio loro (tutti i partiti) che hanno permesso e continuano a permettere, che l’Italia diventi una repubblica fondata sul debito
Non possono non sapere che l’Italia è da tempo, sempre più, tenuta in piedi con una falsa liquidità, inventata e sviluppata, proprio dal nostro attuale primo ministro ex presidente della Bce. Proprio la casta partitica (con maggioranza schiacciante), ha approvato la messa in ruolo di Draghi, in una condizione pressoché unica, poiché nel mandato ricevuto da Mattarella, è insita la possibilità di fare quello che, nessun altro è sembrato in grado di fare.
La somma data dall’incapacità della politica e dalla invadenza dell’UE, per il tramite del Presidente della Repubblica, hanno conferito i pieni poteri ad un Draghi. Personaggio legato al mondo bancario, sin dal suo esordio e che era rimasto “in panchina”, nell’attesa delle condizioni che consentissero la sua chiamata, in qualità di “salvatore della patria”.
Una maggioranza che resta “inchiodata” sino alla elezione del nuovo Presidente della Repubblica, per evitare le temute elezioni anticipate.
E’ proprio il decreto “semplificazioni” quello che non può più nascondere la nuova Repubblica
Gli uomini di Draghi potranno commissariare i ministri.
Con la motivazione della semplificazione, nel decreto c’è la velocizzazione dei progetti inseriti nel Recovery plan, “whatever it takes”.
Appare sempre più evidente che l’attuale Governo, non si può più classificare come Governo di una Repubblica parlamentare; bensì (senza modificare la costituzione) di fatto è ormai a tendenza presidenziale (vedremo poi se prenderà la forma Presidenziale o semipresidenziale).
Tutto ciò sembra a noi, da quanto scrive il FATTO QUOTIDIANO (https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/05/29/semplificazioni-la-cabina-di-regia-di-draghi-puo-commissariare-pure-i-ministri-e-una-nuova-unita-per-lefficacia-della-regolazione-scrivera-i-disegni-di-legge/6213077/), già deciso e sarà sicuramente più chiaro nei prossimi giorni.
Dall’ OSSERVATORIO RECOVERY.
Semplificazioni, estranei alla pubblica amministrazione nominati da Draghi potrà commissariare pure i ministri.
La messa a terra delle riforme e degli investimenti promessi alla Ue in cambio dei fondi del Recovery plan va assicurata “whatever it takes“. Anche a costo di esautorare un ministro, se non rimedia di buona lena ai ritardi o all’inerzia di uno degli enti responsabili dei progetti. E di affidare la stesura dei disegni di legge per la razionalizzazione normativa a una nuova struttura, l’Unità per la razionalizzazione e il miglioramento dell’efficacia della regolazione, composta da esperti “anche estranei alla pubblica amministrazione”. Queste bozze di ddl finiranno direttamente nelle mani del presidente del Consiglio Mario Draghi, che terrà saldamente le redini di ogni intervento attraverso la cabina di regia insediata a Palazzo Chigi. Il meccanismo di governance del Piano, anticipato negli allegati inviati a Bruxelles, è definito nel dettaglio nella prima parte del decreto Semplificazioni. Da cui si scopre anche che in caso di “dissenso, diniego o opposizione” di un organo statale “idoneo a precludere la realizzazione di un intervento rientrante nel Pnrr” partirà una convocazione sprint del consiglio dei ministri per dirimere la questione.
E una nuova “Unità per l’efficacia della regolazione” scriverà i disegni di legge
Gli enti locali che tardano nell’adottare atti e provvedimenti avranno 30 giorni per rimediare, poi sarà nominato un commissario o il compito sarà dato a un’altra amministrazione. I poteri sostitutivi si applicheranno pure nei confronti dei ministri che non intervengano davanti al ritardo di altri soggetti attuatori. Intervento ancora più muscolare in caso di “dissenso” di un organo statale: il cdm sarà investito della questione entro cinque giorni “per le conseguenti determinazioni”
Dal Fatto Quotidiano del 29 maggio 21:
I poteri sostitutivi per scavalcare gli enti locali (ma pure i ministri) – Le prime bozze concedevano quindici giorni di tempo, saliti a trenta nella versione definitiva del decreto. Visto che occorre rispettare il cronoprogramma mandato alla Ue, sarà questa la finestra concessa agli enti locali che tardano nell’adottare atti e provvedimenti necessari per far partire i progetti del Piano.
Se il mese passa e l’”inerzia” continua, “ove sia messo a rischio il conseguimento degli obiettivi intermedi e finali” del Piano il consiglio dei ministri, su proposta del premier, nominerà un commissario oppure individuerà un’altra amministrazione o ente che dovrà fare il necessario per rientrare in carreggiata. Lo stesso accadrà in caso di “difformità nell’esecuzione dei progetti”.
Non solo: i poteri sostitutivi si applicheranno pure nei confronti dei ministri che non intervengano davanti al ritardo di soggetti attuatori diversi da Regioni, province e Comuni; comunque in tutti i casi in cui “situazioni o eventi ostativi alla realizzazione dei progetti rientranti nel piano non risultino altrimenti superabili con celerità”: se il ministro competente non adotta i provvedimenti necessari, “su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri o della Cabina di regia, il Consiglio dei ministri esercita i poteri sostitutivi con le modalità previste dal comma 1″, prevede il testo.
Sarà “l’Unità per la qualità della regolazione” a scrivere i ddl
I membri dell’unità, scelti tra personale della pa e esperti “estranei alla pubblica amministrazione”, non si limiteranno a scrivere report: nelle mani del presidente del Consiglio consegneranno “schemi di disegni di legge ai fini dell’iniziativa legislativa del governo” pronti all’uso.
– La struttura di controllo sul piano descritta nei 17 articoli del decreto è a più livelli e decisamente intricata, ma di sicuro non si muoverà un euro senza che la cabina di regia lo sappia. E qualsiasi criticità o ritardo sarà affrontato in quella sede, esautorando le amministrazioni renitenti.
E’ da lì che uscirà il rapporto semestrale per il Parlamento sullo stato di attuazione del Pnrr.
Sempre a palazzo Chigi saranno poi create una Segreteria tecnica di supporto alla Cabina di regia (composta da funzionari distaccati o consulenti esterni); una nuova Unità per la razionalizzazione e il miglioramento dell’efficacia della regolazione (che sarà il braccio della Cabina). Con il compito tra l’altro d’individuare gli ostacoli all’attuazione “corretta e tempestiva” delle riforme e degli investimenti e proporre rimedi. Inoltre a coordinare l’elaborazione di proposte “per superare le disfunzioni derivanti dalla normativa vigente” e di un programma di razionalizzazione delle leggi.
Al Mef il monitoraggio e la rendicontazione, attraverso l’assunzione di 60 persone con profili di scopo gestionale
Il monitoraggio e la rendicontazione sono affidati invece al Servizio centrale per il Pnrr da istituire presso la Ragioneria generale dello Stato, al ministero dell’Economia; che assumerà allo scopo 60 persone con profili da economista, giurista, informatico, statistico-matematico, ingegnere gestionale.
E’ qui che confluiranno, dalle amministrazioni responsabili, i dati sullo stato di avanzamento dei progetti da inviare alla Commissione europea. Non finisce qui: l’audit spetterà a un altro ufficio dirigenziale presso l’Ispettorato generale per i rapporti finanziari con l’Unione europea; ma il programma di valutazione del piano e il supporto alla stesura delle relazioni di attuazione sarà compito di una terza struttura, l’unità di missione presso la Ragioneria istituita dal governo Conte 2 con l’ultima legge di Bilancio.
Infine
Poche invece le concessioni alle parti sociali e alla società civile: siederanno al “Tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale” che avrà però solo funzioni consultive per le questioni connesse al Piano.