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Come va l’occupazione nelle regioni europee

L’Italia è il penultimo paese in Europa, per occupazione

Il tasso di occupazione si riferisce alla percentuale di cittadini in età lavorativa, che svolgono, al momento della rilevazione, un lavoro. 

Analizzare il tasso di occupazione di un paese permette quindi di quantificare la porzione di popolazione che sta effettivamente svolgendo un lavoro. Da questo punto di vista, l’Italia si trova in una posizione difficoltosa all’interno del panorama europeo.

In Europa, l’Italia è il secondo paese con il più basso tasso di occupazione, posizionandosi 10 punti percentuali al di sotto della media. È anche il paese con le maggiori differenze occupazionali a livello regionale, ulteriormente inasprite dalla disparità di genere.

Occupato, disoccupato o inattivo?

Il tasso di disoccupazione però non è l’unico indicatore utile a comprendere la situazione lavorativa di una popolazione.

Anche il tasso di occupazione ne costituisce un aspetto significativo. La disoccupazione riguarda infatti solo parte della popolazione in età lavorativa che non ha un impiego, e specificamente quella che un impiego lo sta attivamente cercando. Ma ci sono anche gli inattivi, ovvero le persone che non lavorano né sono alla ricerca di un lavoro.

Occupati e disoccupati compongono la forza lavoro, cioè la popolazione economicamente attiva.

Al di fuori della forza lavoro, gli inattivi: coloro che non sono classificabili né come occupati né come disoccupati. 

 

Tasso d’occupazione e disoccupazione in Europa 

Nel 2020, il tasso di disoccupazione nel nostro paese era del 9,4%, mentre la media europea era al 7,2%.

In quanto a tasso di occupazione nazionale, l’Italia si posiziona al di sotto della maggior parte dei paesi dell’Europa meridionale e piuttosto lontano anche dai paesi dell’Europa orientale, come Bulgaria e Romania, dove pure le condizioni lavorative sono spesso difficili.

Drammatico è infatti il risultato del tasso di occupazione, essendo l’Italia penultima in tutta Europa; solo la Grecia ha fatto peggio di noi. Difatti nel 2020, meno del 60% della popolazione in età lavorativa, risultava occupata, peggiorando la situazione rispetto al 2019, anche a causa della pandemia.

Solo il 58,4% della popolazione italiana in età lavorativa, nel 2020, aveva un impiego. 

Il tasso di occupazione nei paesi d’Europa, nel 2020

Approfondendo i dati a livello locale, vediamo inoltre che ci sono forti differenze non solo tra i vari stati dell’Europa, ma anche tra le regioni al loro interno.

Considerando i due estremi ad esempio, si passa dall’81,5% di popolazione occupata nella regione finlandese dell’Åland al 40,9% in Campania.

Con l’eccezione di alcuni territori europei localizzati al di fuori del continente (Ceuta, Réunion, Mayotte e Guyana francese), Puglia, Sardegna, Calabria e Sicilia sono però le uniche regioni europee in cui meno del 50% della popolazione in età lavorativa risulta occupata.

La Campania è la regione d’Europa con il tasso di occupazione più basso

Le regioni seguono la classificazione europea NUTS 2: si tratta delle regioni di base per l’applicazione di politiche regionali.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat   (ultimo aggiornamento: martedì 7 Settembre 2021)

Mentre l’Italia è il penultimo paese in europa, la Campania è messa ancoa peggio:

Per quanto riguarda le regioni italiane, al primo posto troviamo la provincia autonoma di Bolzano, che registra un tasso di occupazione superiore al 70%, ai livelli di molte regioni dell’Europa settentrionale. Rispetto alla Campania, c’è una differenza di ben 30 punti percentuali, e questo fa dell’Italia il paese più eterogeneo in quanto a tasso di occupazione.

Anche altri paesi, in particolare la Spagna e la Grecia, sono caratterizzati da una forte diversificazione interna. La regione di Madrid, per esempio, ha un tasso di occupazione del 66,8%, contro il 52,7% dell’Andalusia. Analogamente, in Grecia, il Peloponneso registra un tasso di occupazione del 62,9%, mentre la regione della Grecia occidentale (Dytiki Ellada) si attesta al 50,6%. Nella regione dell’Haineaut, in Belgio, lavora il 55% della popolazione, un dato molto più basso rispetto alla media del paese (64,7%).

In altri stati poi, tra cui la Polonia e la Romania, vediamo che la regione della capitale si distingue rispetto al resto del paese per un tasso di occupazione decisamente più alto. Varsavia, ad esempio, ha un tasso pari al 76,5% (contro il 68,7% di media nazionale) e Bucarest pari al 72,1% (contro il 65,6%).

I forti divari delle regioni italiane

In tutta l’Europa e soprattutto più a sud vediamo quindi dei forti divari a livello regionale. In nessun altro paese europeo, però, le differenze tra regioni in quanto ad occupazione sono significative come in Italia.

La macroregione italiana del nord-est è quella con il più alto tasso di occupazione (67,5%), seguita dal nord-ovest (65,9%), dal centro (62,7%), e, a maggiore distanza, dal sud (44,6%) e dalle isole (43,7%).

Il tasso di occupazione nelle regioni italiane nel 2020

 

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: martedì 7 Settembre 2021)

Nel Friuli Venezia Giulia, il tasso di occupazione è cresciuto, tra il 2019 e il 2020, di 0,5 punti percentuali.

Come nel resto del continente, poi, anche in Italia la pandemia ha avuto un impatto sul mondo del lavoro. Rispetto al 2019, il tasso di occupazione del nostro paese è diminuito di circa un punto percentuale. Fatta eccezione per il Friuli Venezia Giulia, tutte le regioni italiane, seppur con leggere differenze, hanno registrato cali. Una battuta d’arresto per il nostro paese, che negli ultimi anni stava registrando un lento ma costante miglioramento.

Inoltre, le disparità appena viste a livello regionale non sono le uniche a caratterizzare l’Italia, che registra ampi divari occupazionali di genere innanzitutto, oltre che legati al titolo di studio. Come mostrano i dati Istat, c’è una differenza significativa tra i laureati (occupati, nel 2020, quasi nell’80% dei casi) da una parte e le persone sprovviste di titolo di studio, o con la licenza elementare (31,5%) dall’altra. Allo stesso modo, ci sono ancora notevoli differenze di genere: rispetto agli uomini, le donne sono decisamente meno inserite nel mondo del lavoro.

18 punti percentuali di differenza tra il tasso di occupazione maschile (67,2%) e quello femminile (49%).

Anche in questo caso, vediamo che i divari si fanno più o meno ampi a seconda della regione. Il divario di genere, ad esempio, è più significativo nelle regioni meridionali rispetto a quelle settentrionali, e la Puglia è la regione in cui la disparità è più evidente.

CITTADINI NEL CUORE

Fonte: openpolis.it

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