Berlusconi può rappresentare l’Italia?
Il centro destra ha deciso che sia “lui” il loro candidato Presidente
E’ ormai ufficialmente assodato, che i quattro partiti che si identificano nel centro destra, voteranno per lui, qualora lo stesso accetti ufficialmente di essere il loro candidato. Malgrado sia evidente che la figura umana e politica del Berlusconi, sia l’antitesi di ciò che il Presidente della Repubblica deve essere.
Sembra a noi quasi inutile e noioso, elencare tutti i punti negativi che costellano il passato, di quel anziano leader di Forza Italia; un imprenditore che ha fondato il suo successo sul rapporto “privilegiato” con il potere politico, prima attraverso gli “amici”, poi direttamente investendo nella creazione di un partito.
Fu proprio approfittando della nascita della Seconda repubblica, che Berlusconi dette inizio, primo in Italia, al violare continuamente le buone regole della precedente democrazia liberale. Molti gli esempi che si potrebbero fare al riguardo. Ne ricordiamo alcuni per facilitarne la comprensione:
- Nel 1994, appena vinte le elezioni, ha rotto la prassi di assegnare all’opposizione la presidenza di una delle due camere.
- Nel 2005, ha cambiato la legge elettorale a colpi di maggioranza e a pochi mesi dal voto.
Ma la scelta sarà rappresentativa della volontà dei loro elettori?
Stimando i Cittadini Italiani di qualsiasi colore politico (eccezion fatta per la piccola parte degli estremisti), ci auguriamo e siamo anche convinti che tale decisione, farà perdere molti elettori a tali forze politiche (ovviamente non al partito di Berlusconi); sarebbe interessante vedere dei sondaggi al riguardo, che se fatti da più “orientamenti” avrebbero credibilità e potrebbero indirizzare almeno una parte di grandi elettori.
Potrebbe, se accettasse la candidatura, essere veramente eletto?
Molte le analisi e i suggerimenti al riguardo, hanno riempito le pagine dei giornali in questi giorni
Tra le ultime brilla la lettera scritta da Denis Verdini, attualmente ai domiciliari, e indirizzata a Marcello Dell’Utri e Fedele Confalonieri; il quale oltre a dilungarsi sulla strategia “politica”, suggerisce il vecchio sistema di controllo dei voti “Marchiando’ le schede, così da renderle riconoscibili: a Fratelli d’Italia sarà detto di scrivere “Silvio Berlusconi”, alla Lega “on. Silvio Berlusconi” e così via”, scrive Verdini nella sua mail. Vedi ad es. https://www.adnkronos.com/quirinale-la-lettera-di-verdini-legittima-ambizione-berlusconi_36QidjyXf0hP2SWcU7f9Gx
Ci corre l’obbligo di evidenziare che le varianti per fare riconoscere il voto, possono essere molte altre, tanto è che il presidente della Camera (sollecitato anche dal PD), sta’ studiando le necessarie per arginare il fenomeno delle schede “segnate”.
Secondo il leader della Lega, esiste un “centrodestra compatto e convinto nel sostegno a Berlusconi”. Dunque secondo i rappresentanti del centrodestra (Forza Italia; Lega; Fratelli d’Italia ; Noi con l’Italia – UDC ) che contano sulla carta circa 450 grandi elettori, il “personaggio” Berlusconi, con il suo passato da imprenditore, politico e privato, che non si può non definire almeno discutibile, ma che molti definiscono come impresentabile, se lui vorrà, sarà il candidato di un po’ meno della metà dei grandi elettori!
Le NOVITA’
Martedì i media titolano:
Berlusconi verso addio al Colle, ora sfida nel centrodestra;
Quirinale, stop alla “operazione scoiattolo”. Sgarbi: “Berlusconi triste, sta meditando una via d’uscita onorevole”;
Sgarbi: “Berlusconi pensa a via d’uscita onorevole”. Lui: “Non ho deciso, ottimista”.
Sgarbi: «Fossi Berlusconi già oggi cercherei un altro nome per il Quirinale». Ronzulli: «Il presidente non ha sciolto la riserva, parlerà lui»
Una candidatura per molti “indegna” ma quantomeno inopportuna
Se anche tutti gli altri motivi contro la sua elezione non esistessero (ma esistono e sono tutti validi), sarebbe comunque inadatto a diventare Presidente della Repubblica: non tanto perché leader di una parte, ma per il modo in cui ha interpretato questo ruolo.
Una breve storia dell’impresentabile candidato del centro destra
Partendo dalla fine degli anni sessanta, quando la società Edilnord s.a.s. di Lidia Borsani e C. (cugina di Berlusconi) socia accomandataria e Berlusconi socio accomandante, aveva acquistato 712 000 m² nel comune di Segrate. A seguito della quale nel 1971 il consiglio dei lavori pubblici, dichiarava ufficialmente la destinazione residenziale di tale suolo; il comune di Segrate facente parte della Città metropolitana di Milano concesse pertanto le licenze edilizie.
E già dalla metà degli anni 70, che riviste come “L’Espresso” e “Panorama” (che non era ancora nella proprietà di Berlusconi) si erano occupati della sua rapida ascesa nel mondo degli affari; infatti ne denunciavano i traffici e i diversi chiacchierati compari.
Interessanti i racconti ormai dimenticati che trattano i legami tra: L’on.Bettino Craxi e il Cavalier Silvio Berlusconi: intreccio di affari e favori. http://www.uonna.it/ragnatela4.htm
Così come non menzionare nella storia la sua iscrizione alla Loggia P2, segreta e quindi illegale; i seguenti processi, uno dei quali per falsa testimonianza, dove venne condannato prima davanti al pretore di Verona, poi davanti alla corte di appello di Venezia, con la seguente motivazione:
“…Ritiene il collegio che le dichiarazioni dell’imputato non corrispondano a verità”. Una condanna per spergiuro!!!
Vedi anche: La vicenda Berlusconi-P2 si conclude il primo ottobre 1990 con l’estinzione del reato per amnistia.
Una storia che continua con la sua scesa in politica
Si buttò in politica poiché le sue aziende e la sua solidità bancaria, veniva meno in assenza del suo amico Craxi in esilio.
Iniziò parlando di rivincita del popolo, di restituzione della sovranità e di giustizia al popolo. Lasciò infatti credere che con lui, il riscatto dell’Italia sarebbe arrivato attraverso il popolo; ma nella realtà usava un pugno di seguaci, dei leader di partito in libertà provvisoria, uno stuolo di avvocati, di pubblici ministeri saliti alla fama di tribuni. Ma soprattutto di un esercito di giornalisti ansiosi di mettersi dalla parte più confortevole della storia.
Si gettò subito a capofitto nella politica più becera, con devastanti atti concreti: quando vinse le elezioni del 1994, cancellò una regola non scritta della Prima repubblica: negò all’opposizione la presidenza della Camera, si prese pure quella, la assegnò a Irene Pivetti per le brame di Umberto Bossi.
Stranamente però il motivo più gettonato sulla sua incandidabilità è che Berlusconi sia da sempre un leader divisivo.
Si certamente è anche il candidato attualmente più divisivo, specialmente per un ruolo qual è quello di Presidente della Repubblica.
Quindi l’accettazione della sua candidatura, avrebbe come conseguenza il duro scontro tra le due aree politiche, rendendo impossibile trovare un nome comune, mettendo ulteriormente in crisi la gestione politica delle istituzioni Italiane.
Infine vogliamo ricordare anche alcune delle motivazioni per le quali occorre evitare la sua elezione:
- Intervento diretto per far cacciare con “l’Editto Bulgaro” Biagi, Santoro e Luttazzi giornalisti della Rai, perché lo infastidivano;
- Fece il decreto Biondi (il “salva-corrotti”), per evitare gli arresti dei processi di Tangentopoli, che avrebbe messo in libertà quasi 3mila colpevoli;
- Mentre le sue aziende avevano 5 processi in corso, riuscì a depenalizzare il falso il bilancio;
- Con lui le leggi ad personam, diventarono una costante, consentendo alle sue imprese di arricchirsi e a lui di tutelarsi da possibili condanne;
- Giurò di non approfittare del condono fiscale, da lui voluto nel 2002, mentre ovviamente sia la sua famiglia sia le sue aziende ne beneficiarono;
- Fatto un decreto, il Salva-Milan, che consentì alla squadra di cui era proprietario di risparmiare 242 milioni di euro.
- Abolito la tassa di successione per i patrimoni superiori ai 350 miliardi di lire (e guarda caso lui aveva 25mila miliardi di lire di patrimonio);
- Fatto indulto e poi Lodo Alfano, al fine di dribblare alcuni processi e tutelarsi su altri già in corso in caso di condanna.
E a completamento ..
LA CORTE DI CASSAZIONE SCRIVE LA PAROLA FINE SUL PROCESSO DELL’UTRI
Cass., Sez. I, 9 maggio 2014 (dep. 1 luglio 2014), n. 28225, Pres. Siotto, Rel. Cassano, ric. Dell’Utri
Stendendo un velo pietoso sui “bunga bunga” e dei processi conseguenti, alcuni ancora aperti.
Dalla invenzione di una nipote di un capo di stato, alla altalena della sua salute, che quando viene chiamato dalla giustizia è malato sia fisicamente che mentalmente, ma che poi torna in forma e pimpante per ambire addirittura ad un settennato da Presidente così difficile da gestire.
Da il Sole 24 Ore 08/2014 :
«Il contemporaneo è l’intempestivo», dice un celebre aforisma di Roland Barthes.
Parole che sembrano fatte apposta per Franco Maresco e per il suo Belluscone- Una storia siciliana. Concepito all’epoca in cui Berlusconi era ancora bene in sella, tra rimonte e larghe intese, esce adesso che il Cavaliere è, pur se affidato ai servizi sociali, un affidabile partner di rombanti riforme istituzionali: defilato forse, ma ineludibile.
Il film di Maresco ha attraversato una gestazione a dir poco laboriosa, segnata da sventure di vario tipo: economiche, politiche, giudiziarie, di salute. In molti, a questo punto, immaginavano che il film non sarebbe mai stato completato, finendo diretto nella ideale cineteca dei titoli leggendari e maledetti. Invece, a sorpresa, Maresco ce l’ha fatta, e il film passerà il 31 agosto alla Mostra del cinema di Venezia, nella sezione Orizzonti.
Dopo tre anni di quello che per il regista è stato, dice lui, «un calvario», emerge un film a strati.
Un primo strato politico, di indagine diretta sulle origini “siciliane” del progetto di Forza Italia, gli intrecci tra Bontade, Dell’Utri, Mangano, eccetera. Parallelo a questa linea narrativa, un viaggio tra i cantanti di piazza delle borgate palermitane, tra Brancaccio e Villagrazia (terre dei Bontade e dei Graviano, ancora…): un mondo di spettacolo lumpen già raccontato in Enzo-domani a Palermo, ma posseduto oggi da una sorta di transfert per il Cavaliere. Berlusconi come «autobiografia di una regione», più lampedusiana che gobettiana?
Ma anche l’inverso: una conferma del citatissimo motto di Goethe, per cui «in Sicilia c’è la chiave di tutto».
E c’è infine un terzo strato, misterioso e forse inevitabile: il racconto del film stesso, la sua mise en abyme, con un Tatti Sanguineti Caronte/Philip Marlowe che ci traghetta nei misteri di un Maresco forse vittima del suo film.
Insomma, Belluscone promette di lasciarsi rapidamente alle spalle il cinema di denuncia, l’inchiesta televisiva, rappresentata semmai, in questa Mostra del cinema, dal film di Sabina Guzzanti sulla trattativa Stato-mafia. L’idea, piuttosto, pare quella di un doppio apocalittico del cinema d’inchiesta, come un Caso Mattei di Rosi in cui la ricerca della verità però collassi e lasci il posto alla melanconia e alla bile nera.
E nello stesso tempo ci troviamo di fronte a un autoritratto, come in fondo, a pensarci, erano stati, per gradi, molti film di Maresco, compresi quelli col sodale di un tempo Daniele Ciprì: i disastrosi fratelli La Marca di Il ritorno di Cagliostro, Franchi e Ingrassia di Come inguaiammo il cinema italiano, il jazzista psicotico Tony Scott.
Tutti perdenti siciliani, vittime del proprio tempo e di se stessi.
Del film lampeggiavano da tempo in giro frammenti vari: immagini di Ciccio Mira, manager di neomelodici dalla mimica e dalla logica esorbitanti; la canzone Vorrei conoscere Berlusconi (anzi, a rigore: Vorrei conoscere a Bellusconi); un Marcello Dell’Utri che troneggia tra i fumi infernali della fotografia di Luca Bigazzi.
Ma il risultato finale non è davvero intuibile, da questi materiali: da un lato, infatti, Maresco giunge al capitolo finale di un’ossessione che rimonta ai tempi di Cinico Tv (che già nel 1990 immaginava un esilarante sketch in cui Berlusconi comprava la Sicilia), e dall’altro si rimette in gioco con una radicalità e una lucida follia che hanno pochi eguali.
Il regista ha affermato che quel che si vedrà sullo schermo è «al 90% vero», tranne qualche «licenza poetica». In che senso, lo si vedrà.
La verità di cui parla Maresco è indubbiamente paradossale, mediata, messa in scena. Ma al contempo non riducibile al gioco cinefilo e narcisista, o alla moda del mockumentary.
E magari, le parti che appariranno più inverosimili e folli saranno proprio quelle che più semplicemente mostrano la realtà Comunque sia, c’è da giurare che domenica prossima passerà al Lido di Venezia «qualcosa di completamente diverso».
Qualcosa di intempestivo e, temiamo e speriamo, di tragicamente contemporaneo.
Dal Fatto Quotidiano
Falsa testimonianza sulla P2.
“Il Berlusconi ha dichiarato il falso… con dichiarazioni menzognere e compiutamente realizzato gli estremi obiettivi e subiettivi del delitto di falsa testimonianza” (sentenza definitiva di amnistia per falsa testimonianza sulla sua iscrizione alla loggia P2. Corte d’Appello di Venezia, 23 ottobre 1990).
Finanziamenti illeciti per 21 miliardi a Craxi.
“Le operazioni societarie e finanziarie prodromiche ai finanziamenti estero su estero da conto intestato alla All Iberian al conto Northern Holding (di Bettino Craxi in Svizzera, ndr) furono realizzate in Italia dai vertici del gruppo Fininvest spa, con il rilevante concorso di Silvio Berlusconi quale proprietario e presidente” (sentenza definitiva di prescrizione per Berlusconi sui finanziamenti illeciti a Craxi nel 1990-’91, dopo la condanna in primo grado. Corte di Cassazione, 22 novembre 2000).
Corruzione del giudice per Mondadori.
“Privato corruttore” (sulle tangenti pagate dagli avvocati Fininvest Cesare Previti, Attilio Pacifico e Giovanni Acampora al giudice Vittorio Metta, poi condannato con loro per la compravendita della sentenza che annullò il lodo Mondadori e consegnò a Berlusconi il primo gruppo editoriale italiano. Sentenza di prescrizione per Berlusconi della Corte d’Appello di Milano, confermata dalla Corte di Cassazione il 16 novembre 2001).
Corruzione giudiziaria del testimone David Mills.
“Il fulcro della reticenza di David Mills, in ciascuna delle sue deposizioni (nei processi Guardia di Finanza e All Iberian, ndr) si incentra nel fatto che egli aveva ricondotto solo genericamente a Fininvest, e non alla persona di Silvio Berlusconi, la proprietà delle società offshore; in tal modo favorendolo in quanto imputato in quei procedimenti… Si era reso necessario distanziare la persona di Silvio Berlusconi da tali società, al fine di eludere il fisco e la normativa anticoncentrazione, consentendo anche, in tal modo, il mantenimento della proprietà di ingenti profitti illecitamente conseguiti all’estero e la destinazione di una parte degli stessi a Marina e Pier Silvio Berlusconi” (sentenza di prescrizione, dopo due condanne per corruzione giudiziaria, a carico dell’avvocato David Mills, pagato da Fininvest 600mila dollari per testimoniare il falso su Berlusconi, anche lui in seguito prescritto. Corte di Cassazione, 25 febbraio 2010).
Frode fiscale sui diritti tv Mediaset.
“Berlusconi fu l’ideatore e il beneficiario del meccanismo del giro dei diritti che a distanza di anni continuava a produrre effetti (illeciti) di riduzione fiscale per le aziende a lui facenti capo in vario modo… Il sistema organizzato da Silvio Berlusconi ha permesso di mantenere e alimentare illecitamente disponibilità patrimoniali estere, conti correnti intestati ad altre società che erano a loro volta intestate a fiduciarie di Berlusconi… sistema che consentiva la disponibilità del denaro separato da Fininvest e occulto” (sentenza definitiva di condanna a 4 anni per le frodi fiscali da 368 milioni di dollari sui diritti Mediaset, di cui 7,3 milioni di euro sopravvissuti alla prescrizione. Corte di Cassazione, 1° agosto 2013).
Prostituzione di Ruby&C.
“È acquisita la prova certa che, presso la residenza di Arcore di Silvio Berlusconi e nell’arco temporale… 14 febbraio-2 maggio 2010, vi fu esercizio di attività prostitutiva che coinvolse anche Karima El Mahroug” (sentenza definitiva di assoluzione, dopo la condanna in primo grado per concussione e prostituzione minorile. Corte di Cassazione, 10 marzo 2015).
Compravendita di senatori.
“Nel giugno 2006 deve ritenersi avvenuta tra il Berlusconi e l’ex senatore Sergio De Gregorio una pattuizione, propiziata anche dall’intervento del Lavitola, nella quale, a fronte della promessa e della successiva erogazione di euro 3.000.000, era stata dedotta l’attività parlamentare del De Gregorio… (per) realizzare l’aspirazione del Berlusconi a far cadere il governo Prodi… Un vulnus all’immagine del parlamentare… idonea a inficiarne la correttezza e la dignità, a fronte dell’indebita retribuzione” (sentenza definitiva di prescrizione per Berlusconi, condannato in primo grado e prescritto in appello per aver corrotto il senatore Idv Sergio De Gregorio. Corte di Cassazione, 2 luglio 2018).
Patto mafioso e finanziamenti a Cosa Nostra.
“Tra il 16 e il 29 maggio 1974 veniva concluso l’accordo di reciproco interesse tra Cosa Nostra, rappresentata dai boss mafiosi Stefano Bontate e Mimmo Teresi, e l’imprenditore Silvio Berlusconi, realizzato grazie alla mediazione di Dell’Utri… Prevedeva la corresponsione, da parte di Berlusconi, di rilevanti somme di denaro in cambio della protezione a lui accordata da parte di Cosa Nostra palermitana… Berlusconi aveva iniziato a corrispondere, a partire dal 1974, agli esponenti di Cosa Nostra palermitana, per il tramite di Dell’Utri, cospicue somme di denaro…
Oggettiva prosecuzione sino al 1992 dei pagamenti effettuati da Berlusconi… a Gaetano Cinà, diretto emissario del capo del sodalizio mafioso, Salvatore Riina… Dell’Utri, assicurando un costante canale di collegamento tra i partecipi del patto di protezione stipulato nel 1974, protrattosi da allora senza interruzioni, e garantendo la continuità dei pagamenti di Berlusconi in favore degli esponenti dell’associazione mafiosa… ha consapevolmente e volontariamente fornito un contributo causale determinante… alla conservazione del sodalizio mafioso e alla realizzazione, almeno parziale, del suo programma criminoso… del suo rafforzamento e della sua espansione” (sentenza di condanna definitiva per Marcello Dell’Utri a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Corte di Cassazione, 9 maggio 2014).
La Costituzione Italiana riserva al Titolo II ben 9 articoli.
Titolo II – Il Presidente della Repubblica
Art. 83.
Il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri.
All’elezione partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze. La Valle d’Aosta ha un solo delegato.
L’elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell’assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta.
Art. 84.
Può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto cinquanta anni d’età e goda dei diritti civili e politici.
L’ufficio di Presidente della Repubblica è incompatibile con qualsiasi altra carica.
L’assegno e la dotazione del Presidente sono determinati per legge.
Art. 85.
Il Presidente della Repubblica è eletto per sette anni.
Trenta giorni prima che scada il termine, il Presidente della Camera dei deputati convoca in seduta comune il Parlamento e i delegati regionali, per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica.
Se le Camere sono sciolte, o manca meno di tre mesi alla loro cessazione, la elezione ha luogo entro quindici giorni dalla riunione delle Camere nuove. Nel frattempo sono prorogati i poteri del Presidente in carica.
Art. 86.
Le funzioni del Presidente della Repubblica, in ogni caso che egli non possa adempierle, sono esercitate dal Presidente del Senato.
In caso di impedimento permanente o di morte o di dimissioni del Presidente della Repubblica, il Presidente della Camera dei deputati indice la elezione del nuovo Presidente della Repubblica entro quindici giorni, salvo il maggior termine previsto se le Camere sono sciolte o manca meno di tre mesi alla loro cessazione.
Art. 87.
Il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale.
Può inviare messaggi alle Camere.
Indice le elezioni delle nuove Camere e ne fissa la prima riunione.
Autorizza la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del Governo.
Promulga le leggi ed emana i decreti aventi valore di legge e i regolamenti.
Indice il referendum popolare nei casi previsti dalla Costituzione.
Nomina, nei casi indicati dalla legge, i funzionari dello Stato.
Accredita e riceve i rappresentanti diplomatici, ratifica i trattati internazionali, previa, quando occorra, l’autorizzazione delle Camere.
Ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere.
Presiede il Consiglio superiore della magistratura.
Può concedere grazia e commutare le pene.
Conferisce le onorificenze della Repubblica.
Art. 88.
Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse.
Non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura. [15]
Art. 89.
Nessun atto del Presidente della Repubblica è valido se non è controfirmato dai ministri proponenti, che ne assumono la responsabilità.
Gli atti che hanno valore legislativo e gli altri indicati dalla legge sono controfirmati anche dal Presidente del Consiglio dei Ministri.
Art. 90.
Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione.
In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri.
Art. 91.
Il Presidente della Repubblica, prima di assumere le sue funzioni, presta giuramento di fedeltà alla Repubblica e di osservanza della Costituzione dinanzi al Parlamento in seduta comune.