Anticorpi mono/policlonali e staminali cure urgenti da utilizzare
Differenza principale: anticorpi monoclonali vs policlonali
Gli anticorpi sono un tipo di proteine globulari prodotte dalle cellule B del plasma in risposta a un antigene specifico.
Un antigene può essere una molecola estranea, che interagisce con le cellule del sistema immunitario, innescando una risposta immunitaria. Le molecole sugli antigeni a cui gli anticorpi si attaccano, sono chiamati epitopi. La regione dell’anticorpo che si lega all’epitopo è chiamata paratopo.
Gli anticorpi monoclonali e gli anticorpi policlonali sono le due varietà di anticorpi, che sono utilizzati in terapie e nelle applicazioni di ricerca.
Entrambi gli anticorpi monoclonali e policlonali, interagiscono con lo stesso antigene. La differenza principale tra gli anticorpi monoclonali e policlonali è che, gli anticorpi monoclonali sono prodotti dallo stesso clone di cellule B del plasma e si legano, a un unico epitopo. Mentre invece gli anticorpi policlonali, sono prodotti da diversi cloni di cellule B del plasma e si legano, ai diversi epitopi nello stesso antigene.
Anticorpi mono/policlonali e staminali due potenti armi da mettere a punto
A chi dare i monoclonali: lo decide il medico di famiglia in base alla fragilità del paziente che deve andare nei primi 10 giorni in day hospital per fare una flebo. Il ruolo principale sarà del medico di base. L’idea che paventata stupidamente è quella dell’elevato costo. Nella realtà se venissero usati ai primi sintomi certi di Covid, con un passaggio in day hospital, si eviterebbero le tante e veramente costose (sia economicamente che umanamente) e traumatiche ospedalizzazioni.
Altra banalità che si è diffusa, è quella che questi anticorpi, siano adatti solo a determinate persone, come: obesi, diabetici, cardiopatici, immunodepressi, anche su pazienti fragili, quindi limitati nelle aspettative. Anche se tale affermazione fosse attendibile, sarebbe utile e necessario utilizzarli al più presto in tutti quei casi. Ma nella realtà a noi risulta che tale cura, sarebbe utile a tutti coloro che manifestano chiari sintomi di Covid. Ciò è reso anche più urgente e necessario a causa dei tempi lunghi previsti per il raggiungimento della famosa immunità di gregge, che si allontana sempre più.
Ovviamente come per i vaccini, non ci sono quantità prodotte sufficienti per utilizzarli per tutti. Quindi inizialmente questi farmaci andrebbero utilizzati dando la precedenza ai soggetti con particolari problematiche, sino a quando non ci saranno quantità sufficienti disponibili. Al più presto però, è necessario passare ad una produzione massiccia, per essere in condizione di mettere sotto controllo la pandemia. Solo allora si potrebbe passare alla somministrazione (anche precauzionale) preventiva, per tutti i soggetti più spesso in contatto con i positivi. Per infine rendere disponibile a tutti coloro che vogliono un farmaco, che non sembra avere contrindicazioni.
Passando a una produzione di massa, l’alto costo attuale (dovuto all’attuale modo produttivo), sarebbe abbattuto. Inoltre si potrebbe abbattere anche il costo di somministrazione, accelerando l’approvazione e produzione della versione intramuscolo.
UNA CURA CHE POTREBBE ESSERE UTILIZZATA ANCHE IN PRIVATO E SOPRATTUTTO ANCHE IN MODO PREVENTIVO
Per combattere il Covid si dovrebbero usare anche le STAMINALI
Tra le possibili terapie con cellule staminali, che la comunità scientifica mondiale sta sperimentando, c’è anche quella per il trattamento di pazienti affetti da Covid19.
La prima a sperimentare le cellule staminali, è stata la Cina seguita da numerosi altri Paesi come Emirati Arabi, Stati Uniti, Italia etc. Il grande interesse verso queste cellule, è principalmente dovuto al potere immunomodulatorio che possiedono. Infatti sono cellule che, consentono di prevenire la tempesta molecolare infiammatoria, generata dal virus. Inoltre queste cellule, sono anche in grado di migliorare, i danni provocati dal virus nei vari organi; sono infatti in grado di stimolare la riparazione endogena dei tessuti.
Le cellule staminali individuate come più idonee sono le cellule staminali mesenchimali.
Medici di tutto il mondo stanno sperimentando le cellule staminali mesenchimali per il trattamento del covid19. In alcuni casi le cellule staminali vengono infuse per via endovenosa in altri, come per la ricerca in corso negli Emirati Arabi, queste cellule vengono inalate mediante nebulizzazione.
Grazie alle infusioni di cellule staminali mesenchimali derivate dal cordone ombelicale si potrebbero ridurre la mortalità e il tempo di guarigione della Covid-19. È questa l’ipotesi del team di ricercatori dell’Università di Miami. I quali affermano che queste cellule, già note per i loro effetti immuno-regolatori e antinfiammatori, avrebbero benefici anche nel trattare le forme più gravi di Covid-19.
Lo studio randomizzato è stato pubblicato sulla rivista Stem Cells Translational Medicine.
Per giungere a questa conclusione, nella sperimentazione clinica autorizzata dalla statunitense Food and Drug Administration (Fda), i ricercatori hanno coinvolto 24 pazienti ricoverati in ospedale, con una grave sindrome da distress respiratorio acuto. Ogni paziente ha ricevuto due infusioni, a distanza di 72 ore l’una dall’altra, o di cellule staminali mesenchimali o di un placebo. “È stato uno studio in doppio cieco. Medici e pazienti non sapevano cosa fosse infuso”, commenta il coordinatore dello studio Camillo Ricordi, direttore del Diabetes Research Institute (Dri) e del Cell Transplant Center all’Università di Miami. “Sono state somministrate due infusioni di 100 milioni di cellule staminali entro tre giorni, per un totale di 200 milioni di cellule in ciascun individuo del gruppo di trattamento”.
Dopo un mese, i ricercatori hanno osservato che il trattamento con le cellule staminali era sicuro, senza eventi avversi gravi correlati all’infusione.
Ma non solo: sempre a distanza di un mese, la sopravvivenza dei pazienti che aveva ricevuto le infusioni con le cellule staminali dal cordone ombelicale è stata del 91%, rispetto al 42% nel gruppo di controllo. Inoltre tra i pazienti di età inferiore agli 85 anni è salita al 100%. Anche il tempo di guarigione è migliorato ed è risultato più veloce. Infatti più della metà dei pazienti trattati con le cellule staminali mesenchimali si è ripresa ed è tornata a casa dall’ospedale entro due settimane dall’ultimo trattamento. Mentre oltre l’80% del gruppo di trattamento si è ripreso entro il giorno 30, rispetto al 37% del gruppo che ha ricevuto il placebo.
Come raccontano i ricercatori, quando vengono somministrate per via endovenosa, le cellule staminali mesenchimali migrano naturalmente nei polmoni. Si vanno proprio dove è necessaria la terapia nei pazienti Covid-19 con sindrome da distress respiratorio acuto, una complicanza pericolosa associata a una grave infiammazione e accumulo di liquidi nei polmoni. “
Da un singolo cordone ombelicale, si possono ottenere dosi terapeutiche per oltre 10mila pazienti.
È come la tecnologia della ‘bomba intelligente’, ma nel polmone, in grado di ripristinare la normale risposta immunitaria e invertire le complicazioni potenzialmente letali”, spiega Ricordi. “È una risorsa unica di cellule che sono oggetto di indagine per il loro possibile utilizzo nelle applicazioni di terapia cellulare, ogni volta che devi modulare la risposta immunitaria o la risposta infiammatoria”.
Le cellule staminali mesenchimali, studiate anche per il diabete di tipo 1, possono correggere le risposte immunitarie e infiammatorie. “I nostri risultati confermano il loro potente effetto antinfiammatorio e immunomodulatore. Queste cellule hanno chiaramente inibito la tempesta di citochine, un segno distintivo della Covid-19 grave”, aggiunge Giacomo Lanzoni, primo autore dello studio.
Secondo Ricordi questa potrebbe essere una rivoluzione, nel contrasto alla pandemia.
“I pazienti che muoiono per Covid-19 hanno un tempo medio di soli dieci giorni dai primi sintomi al decesso. Nei casi più gravi, i livelli di ossigeno nel sangue scendono e l’incapacità di respirare spinge i pazienti verso una fine spesso molto rapida; qualsiasi intervento che possa impedire questo decorso sarebbe altamente desiderabile”.
A questo progetto partecipa anche l’Italia: con il Dr Massimo Dominici, del Centro terapia cellulare dell’Università di Modena e Reggio-Emilia. Il Dominici guida il consorzio italiano, che studia le terapie a base di cellule mesenchimali, nel Covid-19. Le cellule staminali del cordone ombelicale, in genere gettate via dopo la nascita, “potrebbero generare abbastanza cellule staminali, per curare oltre 10.000 pazienti”, ha affermato il Dr Camillo Ricordi.
Movimento CittadiniNelCuore
Fonti: www.miamiherald.com/news/coronavirus/article241984071.html; http://www.stemwaybiotech.com/
Allegati: Differenza tra anticorpi monoclonali e policlonali
Definizione –
Gli anticorpi monoclonali si riferiscono ad una popolazione omogenea di anticorpi che sono prodotti da un singolo clone di cellule B di plasma. Anticorpi policlonali: Gli anticorpi policlonali si riferiscono a una miscela di molecole di immunoglobuline secrete contro un particolare antigene. Prodotto da – Anticorpi monoclonali: Gli anticorpi monoclonali sono prodotti dallo stesso clone di cellule B del plasma. Anticorpi policlonali: Gli anticorpi policlonali sono prodotti da diversi cloni di cellule B del plasma.
Linee cellulari di ibridoma – La produzione di anticorpi monoclonali richiede la produzione di linee cellulari di ibridoma. Anticorpi policlonali: La produzione di anticorpi policlonali non richiede linee di cellule di ibridoma poiché gli anticorpi possono essere raccolti direttamente dal siero. Popolazione anticorpale – Anticorpi monoclonali: Gli anticorpi monoclonali sono una popolazione di anticorpi omogenea. Anticorpi policlonali: Gli anticorpi policlonali sono una popolazione di anticorpi eterogenei.
Costo – Gli anticorpi monoclonali sono costosi da produrre. Anticorpi policlonali: Gli anticorpi policlonali sono poco costosi da produrre.
Tempo impiegato per la produzione – Anticorpi monoclonali: La produzione di anticorpi monoclonali richiede tempo. Anticorpi policlonali: Meno tempo è impiegato per la produzione di anticorpi policlonali.
Reattività incrociata – Gli anticorpi monoclonali possiedono meno reattività crociata. Anticorpi policlonali: Gli anticorpi policlonali possiedono reattività incrociata comparativamente elevata. usi – Anticorpi monoclonali: Gli anticorpi monoclonali sono usati come farmaci terapeutici. Anticorpi policlonali: Gli anticorpi policlonali sono utilizzati nelle applicazioni di ricerca generali.
Cosa sono gli anticorpi monoclonali di Alessandro Malpelo
Il via libera riguarda l’anticorpo monoclonale bamlanivimab e l’associazione di anticorpi monoclonali bamlanivimab-etesevimab. Sono prodotti dall’azienda farmaceutica Eli Lilly, e l’associazione di anticorpi monoclonali casirivimab-imdevimab dell’azienda farmaceutica Regeneron/Roche.
In successivi provvedimenti, l’Agenzia italiana del farmaco definirà, modalità e condizioni d’impiego dei medicinali, in coerenza con la scheda informativa dei prodotti. Per l’anno 2021, si legge nel decreto: “nello stato di previsione del Ministero della salute, è istituito un fondo con una dotazione di 400 milioni di euro, da destinare all’acquisto dei vaccini anti SARS-CoV-2 e dei farmaci, per la cura dei pazienti con COVID-19″.
Notizie di stampa:
Più potente di tutti gli anticorpi monoclonali finora messi in campo nella battaglia anti Covid, più forte di quello utilizzato dall’allora presidente Usa Donald Trump, capace di combattere anche le varianti inglese, sudafricana e brasiliana.
E’ l’anticorpo monoclonale che metterà a disposizione prima di tutto dell’Italia, Toscana Life Sciences, la fondazione della Regione Toscana che a Siena sta portando a compimento la ricerca e la sperimentazione clinica.
“Confidiamo che prima dell’estate gli anticorpi monoclonali da noi prodotti siano a disposizione” ha sottolineato Rino Rappuoli, microbiologo, direttore scientifico e responsabile della attività di ricerca e sviluppo esterna di Gsk Vaccines di Siena e chief scientist di Tls.
“Le varianti, hanno messo in crisi molti degli anticorpi monoclonali, che sono stati sviluppati fino ad adesso. Ci sono degli anticorpi che riescono a neutralizzare tutte le varianti. I nostri per fortuna appartengono a questo tipo di anticorpi monoclonali di seconda generazione. Quelli che riescono a neutralizzare anche le varianti inglese, sudafricana e brasiliana”.
“La nostra ricerca è l’unica fatta in Italia e che sta andando in prove cliniche ha aggiunto – I nostri anticorpi sono stati prodotti e stanno per entrare in fase clinica la prossima settimana o quella dopo. Aspettiamo che siano pronti prima dell’estate”. Si spera per maggio. Si differenziano dagli altri “perché sono più potenti degli altri, anche di quelli usati per Trump. Dei nostri, siccome sono molto potenti, ce ne vuole molto meno quantità, sono meno costosi.
Possono essere dati con una iniezione da fare ovunque senza andare in ospedale.
Gli anticorpi monoclonali sono degli anticorpi riprodotti in laboratorio che rappresentano un concentrato delle migliori armi del sistema immunitario per colpire il virus. Già impiegati nella terapia oncologica, possono essere utilizzati sia per combattere il virus in seguito al contagio sia come forma di prevenzione. Perché sono in grado di stimolare il sistema immunitario. Nei laboratori di Siena sono stati selezionati anticorpi di persone guarite dalla malattia provocata dal coronavirus. I ricercatori hanno poi isolato quello più potente sulla base del quale è stato creato il farmaco.
All’inizio di febbraio l’Agenzia italiana del farmaco ha reso pubblico il parere della Commissione Tecnico Scientifica sull’utilizzo degli anticorpi monoclonali.
C’è grandissima attesa per la messa in commercio degli anticorpi monoclonali italiani se si pensa che lo Stato ha investito nella ricerca di Tls attraverso Invitalia, di proprietà del Ministero dell’Economia. Sono stati messi a disposizione 15 milioni per acquisire il 30 per cento di Tls Sviluppo, il braccio operativo di Toscana Life Sciences. Si prevede di produrre 200mila dosi nel 2021, secondo un accordo di programma stipulato tra Ministero dello Sviluppo economico, Regione Toscana, Invitalia e Tls.
Staminali ‘super efficienti’ per combattere le infezioni virali
Una “scorciatoia” del sistema immunitario per rifornire più rapidamente l’organismo delle difese necessarie (le cellule natural killer) a contrastare virus e altri agenti patogeni. Sono le nuove cellule staminali super-efficienti scoperte dai ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e dell’Università di Genova con la collaborazione di altri centri italiani.
Lo studio che ha portato alla scoperta delle nuove staminali è stato condotto dai ricercatori del Bambino Gesù e dell’Università di Genova. Anche in collaborazione con l’Ospedale Pediatrico Istituto Gaslini, l’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, l’Università di Torino, l’Ospedale Sanremo e l’Ospedale Policlinico San Martino. Nella ricerca sono stati coinvolti pazienti pediatrici e adulti affetti da HIV, epatite C e infezione da citomegalovirus. Le indagini di laboratorio sui campioni di sangue dei pazienti arruolati hanno portato alla scoperta di due nuovi tipi di staminali. Staminali individuate grazie a particolari caratteristiche (marcatori) della loro superficie cellulare.
“Le cellule staminali identificate per la prima volta con la nostra ricerca sono state rintracciate in grandi quantità nel sangue di pazienti con infezioni virali.
Rappresentano, quindi, una sorta di scorciatoia utilizzata dal sistema immunitario per generare rapidamente NK quando c’è bisogno. Si tratta di nuove armi contro i patogeni”, spiegano Lorenzo Moretta, responsabile dell’Area di Ricerca di Immunologia del Bambino Gesù e Andrea De Maria del Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università di Genova.
“Una volta isolate e coltivate in laboratorio, le nuove staminali si moltiplicano e, in circa 3 settimane, danno origine a cellule NK mature. Si tratta di staminali, dotate di una spiccata capacità di uccidere le cellule tumorali e pronte a combattere i virus. In particolare il citomegalovirus”. “La scoperta di staminali così efficaci nelle difese contro i virus, ma anche molto efficaci contro i tumori, apre la strada alla definizione di strategie terapeutiche per sfruttarle al meglio”.
“Questi dati. potrebbero offrire nuovi spunti. per comprendere meglio la grave malattia. innescata dal virus SARS-CoV-2 e per disegnare nuovi interventi terapeutici efficaci”.