Il debito pubblico Italiano .. quali i governi più responsabili?
Premesso che il debito pubblico italiano, che era pari a 1.843,015 miliardi di euro nel 2010 (superando i 2.000 miliardi all’inizio del 2013), era composto per oltre tre quarti da passività a medio lungo termine (1.418,737 miliardi), quasi completamente a tasso fisso. La vita residua media del debito pubblico italiano è di 7,8 anni. Inoltre, il 46,15% del debito pubblico è detenuto dalla Banca d’Italia o da istituzioni finanziarie italiane. Il 9,58% è posseduto da altri residenti, mentre il restante 44,27% è allocato all’estero[14]. Tuttavia la parte di debito allocato all’estero è in costante, anche se lenta, crescita.
Secondo i dati del MEF1, il debito pubblico italiano dal 1995 era diminuito di 17,1 punti nel periodo (1996-2007). In particolare nel corso degli anni vi è stata una tendenziale riduzione del rapporto, che è passato dal 121 per cento del PIL nel 1994, al 104,3 per cento nel 2007, quando al governo c’erano:
- Prodi-I (17 maggio 1996 – 20 ottobre 1998) 1
- D’Alema-I (21 ottobre 1998 – 21 dicembre 1999) 2
- D’Alema-II (22 dicembre 1999 – 25 aprile 2000) 2
- Amato-II (26 aprile 2000 – 10 giugno 2001) 2
- Berlusconi-II (11 giugno 2001 – 22 aprile 2005) 2
- Berlusconi-III (23 aprile 2005 – 16 maggio 2006) 2
- Prodi-II (17 maggio 2006 – 7 maggio 2008) 2
E’ poi cresciuto di 32,8 punti % negli anni successivi (2008-2016), quando al governo si sono alternati:
- Berlusconi-IV (8 maggio 2008 – 16 novembre 2011) 2
- Monti (16 novembre 2011 – 27 aprile 2013) 2
- Letta (28 aprile 2013 – 21 febbraio 2014) 2
- Renzi (22 febbraio 2014 – 11 dicembre 2016) 2
- Gentiloni (12 dicembre 2016 – in carica) 2
Nel 2021, il debito pubblico italiano è diminuito di 12,8 miliardi di euro rispetto al mese precedente, attestandosi a 2.757 miliardi e 800 milioni di euro a fine agosto1. Il rapporto debito/PIL è previsto al 145,4% per il 2021, ma dovrebbe scendere al 139,3% entro il 20251.
Come si vede nel 2020, con il picco della pandemia e le associate chiusure per motivi sanitari, l’indebitamento per deficit è tornato su livelli che in Italia non si vedevano dagli anni ‘80. I valori, però, rimangono nella media dei paesi considerati, ovvero non si assiste in questo anno ad un particolare scostamento, sia in positivo che in negativo.
La situazione cambia nei due anni successivi, con l’Italia che ha mantenuto deficit su livelli ancora elevati quando invece gli altri paesi hanno cercato di tornare più velocemente su valori migliori man mano che si usciva dalla crisi covid.
Considerando che la variazione del PIL nominale nel 2022 è stata del +6,8% e che il debito/PIL di partenza è del 149,9%, il risultato porta ad una variazione di -1,5 punti percentuali. In realtà il debito/PIL nel 2022 è andato al 144,4%, ovvero abbiamo avuto una diminuzione di ben 5,5 punti percentuali.
La differenza (4 punti percentuali) è appunto data dalla correzione contabile del parametro “stock-flussi” che in questo caso è di dimensioni notevoli, caso anomalo nella contabilità del PIL e causato in gran parte dall’effetto dei bonus edilizi.
In questo modo l’Italia è tornata nuovamente a far registrare i deficit più elevati tra i paesi considerati. Per la precisione nel 2022, dal peggiore al migliore: Italia, -8,0%; Regno Unito, -5,2%; Spagna, -4,8%; Francia, -4,7%; Germania, -2,6%. Il dato degli Stati Uniti non è ancora disponibile.
Nel 2022 i rapporti debito-PIL nei paesi considerati sono stati, dal peggiore al migliore: Italia, 144,4%; Stati Uniti, 121,2%; Spagna, 113,2%; Francia, 111,6%; Regno Unito, 101,0%; Germania, 66,3%.
Occorre anche evidenziare che non è necessariamente obbligatorio indebitarsi. Infatti ad esempio al 2021, secondo i dati del FMI, il debito pubblico della confederazione svizzera ammontava al 13,8% del PIL, risultando tra le nazioni meno indebitate al mondo