Occupazione: aumentano gli inattivi e i dipendenti a termine
Crolla il potere d’acquisto e occupazione
Continuano a diminuire i dipendenti a tempo indeterminato
Niente scossa per il mercato del lavoro italiano alla fine del 2021: il numero di occupati rimane pressoché invariato e trainato dai dipendenti a termine.
Ne risentono le retribuzioni, cresciute circa un terzo del tasso di inflazione, con ovvie conseguenze sul potere d’acquisto. Dicembre è stato un mese di calma per il mercato del lavoro italiano, con flussi limitati e variazioni contenute.
A dicembre 2021 infatti sono diminuite le persone in cerca di lavoro, con 29mila disoccupati in meno. La crescita dell’occupazione registrata nel confronto trimestrale si associa alla stabilità del numero di persone in cerca di occupazione e alla diminuzione di quello degli inattivi (-1,3%, pari a -178mila unità). Il numero di occupati a dicembre 2021 è superiore a quello di dicembre 2020 del 2,4% (+540mila unità).
Durante il mese il numero di inattivi è cresciuto di sole 4mila unità. Il tasso di occupazione è infatti tornato ai livelli pre-pandemici (al 59,0%) anche se mancano circa 286mila occupati tra dicembre 2021 e febbraio 2020: una statistica da non sottovalutare quando si analizza il quadro generale.
RECUPERA L’OCCUPAZIONE DIPENDENTE A TEMPO DETERMINATO
Nell’anno 2021 concluso la creazione di posti di lavoro è stata sostenuta soprattutto dai contratti a tempo determinato (365.000 su circa 597.000 posti di lavoro).
Occorre considerare che tale incremento, è la conseguenza delle ripetute flessioni congiunturali dell’occupazione, registrate nel 2020 a causa dell’emergenza sanitaria 2021; flessioni che avevano determinato un crollo dell’occupazione, che rispetto a febbraio 2020, nei 12 mesi successivi, era stato del -4,1% pari a -945mila unità.
Resta pertanto evidente che il recupero dell’occupazione è pari a poco più della metà dei posti persi, perdipiù quasi tutti a tempo determinato.
Le retribuzioni contrattuali orarie in media hanno quindi registrato un incremento dello 0,7% nell’arco di tutto il 2021
L’andamento del mercato del lavoro ha poi prodotto i propri effetti anche sulla dinamica delle retribuzioni: “Nella media del 2021 la marcata riduzione della quota di dipendenti in attesa di rinnovo non ha comportato una rilevante crescita delle retribuzioni contrattuali orarie, che si è fermata al +0,6%, in linea con quella del 2020”, registra Istat.
“Alla luce della dinamica dei prezzi al consumo – in forte accelerazione nella seconda metà dell’anno e pari a circa tre volte quella retributiva – si registra anche una riduzione del potere d’acquisto. Nello specifico del quarto trimestre 2021, la crescita retributiva tendenziale ha superato di poco l’1,0% nei settori agricolo e industriale, si è fermata appena sopra lo 0,6% in quello dei servizi privati ed è stata nulla nel pubblico impiego”.
Una notizia negativa per il potere di acquisto, visto che in media il tasso di inflazione del 2021 si è attestato in media all’1,9%, un aumento pari a circa tre volte quello dei salari. Un altro elemento che potrebbe alimentare le pressioni ribassiste sui consumi già in atto all’inizio del 2022.