Votazioni per il Quirinale
Come si elegge il presidente della repubblica
Il presidente della repubblica viene eletto dal parlamento in seduta comune a cui si aggiungono 3 delegati per ogni regione. Il voto è segreto e ai primi scrutini è richiesta la maggioranza dei due terzi. Sono dunque 1.008 gli attuali elettori del successore di Mattarella.
Il presidente della repubblica è chiamato, tra le altre cose, a gestire le crisi di governo. Inoltre detiene il potere di sciogliere le camere e indire nuove elezioni.
Si può affermare che tra i suoi compiti rientra quello di garantire il corretto funzionamento delle istituzioni.
In base all’articolo 83 della costituzione infatti l’inquilino del Quirinale deve essere eletto dal parlamento in seduta comune (in quanto massimo organo rappresentativo della nazione). A cui si aggiungono 3 delegati per ogni regione (salvo la Val d’Aosta che ha un solo rappresentante). In attesa che trovi applicazione la riforma costituzionale approvata nel 2020 che prevede una riduzione del numero dei parlamentari, l’assemblea che elegge il presidente della repubblica si compone quindi ad oggi di 1.008 membri: 630 deputati, 320 senatori (inclusi i senatori a vita, attualmente 6) e 58 delegati regionali.
L’importanza del ruolo del Presidente della Repubblica
Il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale – Articolo 87 costituzione
Il ruolo del presidente della repubblica come di “estrema garanzia”. Egli infatti ha il compito di ripristinare l’ordine costituzionale violato o minacciato da indebite alterazioni. L’inquilino del Quirinale svolge quindi un fondamentale ruolo di controllo sull’operato delle altre istituzioni e di tutela nei confronti dei cittadini.
Per svolgere il proprio ruolo, il Presidente della Repubblica dispone di poteri sia formali che sostanziali. Solo per citarne alcuni, nomina il presidente del consiglio dei ministri (che dovrà poi ricevere la fiducia da parte del parlamento) ed un terzo dei membri della corte costituzionale.
Può anche rinviare una legge alle camere con messaggio motivato per chiedere una nuova deliberazione. Può inoltre rifiutarsi di firmare un decreto legge che non presenti le caratteristiche di necessità e di urgenza. Infine presiede il Consiglio superiore della magistratura e il Consiglio supremo di difesa.
I presidenti della repubblica eletti sinora sono stati 12. L’unico ad essere scelto per un secondo mandato è stato Giorgio Napolitano nel 2013 (poi dimessosi due anni più tardi).
Come si svolgono le votazioni
La seduta per l’elezione del presidente della repubblica è unica. Ciò significa che finché non viene eletto il successore al Quirinale l’assemblea non si scioglie
In base all’articolo 83 della costituzione, il presidente della repubblica è eletto dal parlamento in seduta comune a cui si aggiungono 58 delegati regionali. La votazione avviene con scrutinio segreto ed richiesta la maggioranza dei due terzi. Qualora, dopo tre votazioni, non si sia ancora riusciti ad eleggere il nuovo capo dello stato è sufficiente la maggioranza semplice.
Data l’importanza del ruolo la costituzione prevede una procedura particolare per l’elezione del capo dello stato. È infatti previsto il voto segreto e una maggioranza dei due terzi dell’assemblea. Se non si riesce a raggiungere questa soglia si procede a una nuova votazione. Dopo i primi tre scrutini, se ancora non si riesce ad eleggere un candidato, diventa sufficiente la maggioranza assoluta (la metà più uno dei votanti).
Durante la seduta comune non sono ammessi interventi volti a proporre candidature o a esprimere dichiarazioni di voto. Lo scrutinio avviene in seduta pubblica. Allo spoglio procede il presidente della camera (in quanto presidente del parlamento in seduta comune) che da lettura di tutte le schede tranne quelle identificabili come nulle. Per prassi si considerano “dispersi” i voti ai quei candidati che raccolgano un numero di preferenze inferiore a due.
La seduta per l’elezione del presidente della repubblica è unica. Ciò significa che finché non viene eletto il successore al Quirinale l’assemblea non si scioglie. Ma tra una votazione e l’altra sono previste delle interruzioni. Ciò anche per favorire il dialogo tra i partecipanti al voto e trovare un accordo su un possibile candidato. La durata media di ciascuno scrutinio è pari a circa quattro ore e mezzo secondo i dati della camera.
Numeri e rapporti di forza per l’elezione del Presidente
L’elezione del prossimo presidente della Repubblica non si annuncia per niente semplice visto che nessuno dei due schieramenti ha la maggioranza assoluta per eleggere al quarto scrutinio il proprio candidato.
Nessuno dei poli individuabili ha la maggioranza in tasca. Potrebbero essere decisivi i voti degli ex M5s e degli altri parlamentari che fanno parte del gruppo Misto.
CENTRODESTRA:
può contare su 450 grandi elettori che fanno riferimento ai partiti dentro la coalizione: 196 sono della Lega (il senatore Paolo Saviane è deceduto e il suo seggio resta vacante), 127 di Fi, 58 di Fdi, 31 di Coraggio Italia-Cambiamo-Idea, 5 di Noi con l’Italia, ai quali si aggiungono i 33 delegati regionali.
CENTROSINISTRA CON M5S:
Può contare su 420 voti se si esclude Iv, su 463 se si conteggia anche il partito di Renzi (43). Il Pd conta 133 grandi elettori (Gualtieri neo sindaco di Roma dovrà optare e quindi forse il suo seggio sarà vacante al momento dell’elezione del Colle), M5s ne ha 233, Leu 18, Azione-+Europa 5, Centro democratico di Bruno Tabacci ha 6 deputati. A questo blocco si aggiungono i 25 delegati regionali, piu’ Gianclaudio Bressa, iscritto al gruppo per le Autonomie ma eletto con il Pd.
SENATORI A VITA:
Per questa elezione del presidente della Repubblica sono 6: Giorgio Napolitano, Mario Monti, Liliana Segre, Elena Cattaneo, Renzo Piano, Carlo Rubbia.
AUTONOMIE:
Il gruppo delle autonomie-minoranze linguistiche conta 4 deputati e 5 senatori, al cui gruppo a Palazzo Madama sono iscritti anche Gianclaudio Bressa (Pd), Pier Ferdinando Casini (Centristi per l’Europa) e i senatori a vita Cattaneo e Napolitano.
GRUPPO MISTO:
Il gruppo più nutrito e’ la pattuglia ex M5s di Alternativa C’e’ che per le votazioni del Quirinale ha 19 grandi elettori, Azione-+Europa-Radicali (5), Centro Democratico (6 deputati), Maie (3 deputati, 3 senatori), FacciamoEco (3 deputati), Nci (5 deputati). Nel Misto al Senato c’e’ poi LeU (6) e tanti fuoriusciti M5s (24 alla Camera che risultano non iscritti a nessuna componente insieme all’ex Leu Michela Rostan mentre a Palazzo Madama sono nel misto 15 ex M5s, i 3 ex 5s ora Italexit e 1 ex 5s ora Potere al Popolo)
Come sono andate le votazioni per il presidente della repubblica finora
Il consenso intorno al nome del candidato è uno degli elementi che caratterizza maggiormente il processo di elezione del presidente della repubblica. L’obiettivo del costituente infatti era quello di cercare di trovare un nome che fosse condiviso il più possibile dalle forze politiche. Allo stesso tempo però c’era la necessità di evitare che si creasse un impasse istituzionale troppo lungo.
Trovare un accordo sul candidato da eleggere infatti è un’operazione che non sempre è stata semplice.
Raramente l’inquilino del Quirinale è stato scelto entro i primi 3 scrutini. Quando cioè la costituzione richiede una maggioranza particolarmente ampia. Significativi, sotto questo aspetto, la previsione del voto segreto e che, tra una votazione e l’altra, vi siano delle interruzioni.
Questo da un lato svincola gli elettori dal dover seguire pedissequamente le direttive di partito, dall’altro favorisce il dialogo per trovare la convergenza su un candidato. Tanti scrutini sono solitamente sintomatici di grande indecisione politica al momento del voto.
Mediamente sono 9 gli scrutini necessari per arrivare ad eleggere il capo dello stato.
Se da un lato infatti sia Francesco Cossiga nel 1985 che Carlo Azeglio Ciampi nel 1999 sono stati eletti al primo turno, dall’altro per Giuseppe Saragat e Giovanni Leone sono stati necessari oltre 20 scrutini (21 per il primo e 23 per il secondo). Sul podio delle elezioni più complicate anche quelle di Oscar Luigi Scalfaro nel 1992 e Sandro Pertini nel 1978, entrambe terminate dopo 16 votazioni.
Enrico De Nicola è stato eletto nell’ambito dell’assemblea costituente. Mentre Ciampi e Cossiga sono gli unici presidenti della repubblica eletti al primo scrutinio
I presidenti della repubblica sinora sono stati 12
Per quanto riguarda l’attuale inquilino del Quirinale possiamo osservare che Sergio Mattarella è stato eletto con il 66,8% dei voti, settimo per percentuale di consenso.
Le operazioni che portano all’elezione del capo dello stato non siano sempre semplici e lineari. Ciò è in parte dovuto al voto segreto.
Se da un lato infatti questo permette la convergenza dei parlamentari su un nome, indipendentemente dalle indicazioni di partito, dall’altro favorisce la possibilità dei cosiddetti “franchi tiratori”. Coloro cioè che nel segreto dell’urna votano in disaccordo rispetto a quanto pattuito all’interno dei singoli partiti o anche tra più forze politiche.
Ciò è avvenuto ad esempio nel 2013. In quell’occasione il Partito democratico, allora gruppo di maggioranza relativa sia alla camera che al senato, aveva deliberato di far convergere i propri voti su Romano Prodi. Nel momento decisivo però un centinaio di parlamentari dem fece mancare il proprio apporto.
In mancanza di un’alternativa valida e condivisa dalle varie forze politiche, si optò infine per eleggere nuovamente Giorgio Napolitano per un secondo mandato. Un mandato che sarebbe stato dichiaratamente di natura transitoria, destinato quindi a interrompersi anticipatamente.
Quirinale, Mattarella eletto con 655 voti al quarto scrutinio
A due anni dall’inizio del suo secondo mandato, Napolitano rassegnò le dimissioni. Venne quindi convocato ancora una volta il parlamento in seduta comune per procedere alla scelta del suo successore. L’elezione di Mattarella al Quirinale non fu così travagliata come quanto avvenuto nel 2013, anche se si dovette comunque arrivare al quarto scrutinio.
In generale furono 46 i candidati che ottennero almeno un voto. Nei primi tre scrutini il nome di Mattarella aveva ottenuto appena una manciata di consensi. Ai primi posti infatti figuravano Ferdinando Imposimato (ex senatore e magistrato), Vittorio Feltri (all’epoca direttore del Giornale), Luciana Castellina (ex deputata del Pci e poi tra i fondatori de Il Manifesto), Emma Bonino (figura di spicco del partito radicale) e Stefano Rodotà (giurista e accademico). Nel quarto scrutinio invece la situazione si ribalta con Mattarella che ottiene 655 voti sui 995 totali.
FONTI: openpolis; Ansa